giovedì 11 settembre 2014

Avvicinarsi alla data X.

Fra quindici giorni, ora più ora meno, mi sposo.
Evitiamo congratulazioni e gridolini che non ne sentiamo proprio il bisogno. Evitiamo i commenti con gli occhi a forma di cuore e le domande sul vestito o sul velo.
Parliamo invece di salute. Quella che sto perdendo. 

lunedì 24 marzo 2014

Walk-In-Closet: il dramma.



Come suonano bene queste parole?
Che melodia angelica che riporta alla mente pezzi di posti fantastici.

Voi lo sapete che cosa è un Walk-In-Closet? 
E’, letteralmente, un armadio in cui puoi CAMMINARCI DENTRO. Cioè una roba che tu hai un milione di scarpe e li dentro ci entrano perché è uno spazio talmente grande da permetterti di camminarci. Avanti e indietro. Organizzarci delle passeggiate, come faceva Socrate con i suoi allievi, insieme alle amiche per mostrare loro il nuovo giubbino di pelle color caramello. Ci puoi mettere addirittura delle panche, o delle poltroncine di pelle bianca intervallata da bottoni in ottone per riposarti ed ammirare il tuo guardaroba. 





Un Walk-In-Closet è un sogno che si realizza. E’ un pezzo di paradiso che si mostra agli occhi di una donna comune e mortale prima di arrivarci davvero al Paradiso. Gli angeli si presentano come file e file di scarpe; i santi come grucce tutte uguali che fanno bella mostra di se in file ordinate.  
Più di una cabina armadio, moooolto di più di un guardaroba: praticamente lo zio d' America dell' armadio. Il parente ricco. Il fratello bello, quello che a scuola tutti vi dicono 'Ah ma tu sei il fratello di Gianarnaldo?'. 




Come ben sapete sto ristrutturando casa dato che a settembre mi vesto di bianco e percorro la navata e, avendo VENTUNO METRI QUADRI da ben spendere in qualcosa di utile, l' ingegnere che sta seguendo i lavori in cucina ha pronunciato le magiche parole: Walk-In-Closet. Chi poteva pensarlo mai che un ingegnere che sa fare di calcolo (Per me, menti superiori, dato che io e la matematica.... vabbè, vi risparmio i racconti sanguinolenti della nostra lite) potesse conoscere suoni tanto poetici.
Ripetetelo con me Walk-In-Closet.
Ci pensate?
Sto sfogliando una rivista nel mio Walk-In-Closet!
Sto facendo tintinnare le collane appese al muro del mio Walk-In-Closet.
Sto spolverando i ripiani per le scarpe nel mio Walk-In-Closet. 

Un posto magico in cui rifugiarsi nei momenti bui. Un luogo dove sentirsi al sicuro circondata dalle tue borse.

Ovviamente, come in tutte le favole, ci deve essere un cattivo: il mio fidanzato.
"Robi, puoi avere una cabina armadio; un armadio gigante; anche una borsa nuova ma non puoi assolutamente usare un' intera stanza per metterci le scarpe. Non puoi e basta."

E pensare che lui vuole metterci delle librerie.
Lui.
Che non legge.


La vita fa schifo. E non ho nemmeno un Walk-In-Closet in cui rifugiarmi.

Robi. 


sabato 1 marzo 2014

Questo è un post interessante, davvero....

Premessa:
Il post viene scritto con il sottofondo di un misto dell' intera discografia degli Aqua e dei Red Hot Chili Peppers. Vedete voi, se già sapendo questo, volete continuare. 

giovedì 30 gennaio 2014

Addii.



A te che sei stato un fedele compagno, versatile in ogni situazione.
A te che hai riempito quei momenti di silenzio assordante con le note giuste, riuscendo a sovrastare il rumore assordante dei pensieri.
A te che mi hai accompagnato attraverso i cieli di mezzo mondo; eccitata verso New York, stanca al ritorno da Dubai, sognante verso Londra, felice alla volta di Roma, Milano, Firenze, Nizza...
A te che mi hai tenuto la mano durante le notti rotte da lacrime e cattivi pensieri.
A te che eri con me durante ogni tragitto in macchina.
A te che eri con me nella corsa verso la laurea, esame dopo esame.
A te che hai chiuso il mondo fuori quando diventata tutto troppo pesante sa sopportare.
A te che sei stato un regalo discusso, ma alla fine utilissimo, per Lui che a settembre sarà mio marito.
A te mi hai salvato dall' esaurimento durante i giorni di buio dopo l' operazione agli occhi; mi hai coccolando dividendo il dolore, alleviandolo...
A te con la tua forma oblunga e magrolina.
A te che hai sudato con me, chilometro dopo chilometro, caloria dopo caloria bruciata, in palestra.
A te che hai coperto le urla che non volevo sentire.
A te che hai battuto il ritmo dei miei passi, durante il cammino della vita.
A te che ho voluto a tutti i costi, di nuovo, quando ti sei rotto suscitando l' ilarità dei dipendenti del centro Apple quando ho speso più che per comprarne uno di nuova generazione.

Perché la musica è vita ed io ho perso la cosa a cui tenevo di più al mondo: il mio IPod.
E non è una questione di materialismo perché era un nano di cinque anni fa vecchiotto e strasuperato.
Avete presente quelle cose che toglietemi tutto ma non il mio Breil?
Quelle cose che hai sempre addosso come un amuleto?
Quelle cose senza le quali la vita non sarebbe la stessa?

Spero che il computer di colui che l' ha trovato ed ha pensato bene di non restituirlo esploda nel momento in cui lo collega per cancellare tutte le mie playlist. E spero che l' esplosione gli causi ferite sparse ed ustioni di grado superiore al quarto. E spero che diventi pure sordo, dopo il boato della suddetta esplosione, così da non poter più ascoltare la musica. E spero che gli cada il cellulare nel cesso mentre va a fare pipì e che un alieno gli bussi alla porta e gli tiri i capelli ad uno ad uno.

Addio mio fedelissimo amico.
E' stato bello. Bellissimo.

Landia.