giovedì 29 dicembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 20



Il mio ultimo giorno a Vogue. Sembra così strano il passare veloce del tempo. Il susseguirsi di emozioni e incontri, scontri a volte. Enrico dorme accanto a me: abbiamo festeggiato il nostro primo mese insieme, come due adolescenti alla prima cotta, accucciati romanticamente sul divano del soggiorno di casa sua. I suoi baci sono stati carichi di una emozione che non avevo mai sperimentato prima. Sentivo il calore dei suoi sentimenti e, allo stesso tempo, la paura dell' abbandono. Le sue braccia mi tenevano strette. Le sue mani, sulla mia schiena, si conficcavano nella pelle. Era quasi innaturale la sua voglia di non farmi andare via. Abbiamo fatto l' amore come un gesto d' addio e quello che ho provato dopo non mi è piaciuto. Sentivo quasi un fastidio in gola. Come le parole che non dici e che rimangono li, sospese, in attesa.

martedì 27 dicembre 2011

Il peso della valigia senza Ligabue dentro. #BuonAnno


Domani mattina, prima ancora che Apollo si sia alzato per svegliare il sole (moooolto prima), parto. Passerò, come da tradizione ormai, il capodanno nel sud della Francia, in Costa Azzurra. La mia valigia è ancora vuota; i panni ancora bagnati dentro la lavatrice, i miei capelli sono sporchi in attesa di parrucchiera e non ho idea di cosa portarmi e di che tempo farà. Sono a buon punto, insomma... 

domenica 25 dicembre 2011

Facciamoci gli auguri.


Finalmente riesco a trovare cinque secondi in croce per potervi fare gli auguri. Il giorno di Natale volge quasi al termine. Quello che dovevate ingurgitare, per lo più, è già andato e adesso aspettiamo frementi l' ultimo giorno dell' anno. In un nanosecondo questo Natale va via, esattamente come è venuto: in silenzio. Io ho osservato da brava spettatrice silenziosa il suo avvicinarsi, il suo arrivare e il suo andare via. Nulla di tutto questo mi ha scalfita. Ho mangiato. Ho aperto regali. Ho fatto regali. Ho sorriso e ringraziato. Tutto meccanicamente. Senza sentire quasi nulla. Certe volte volevo scuotere il corpo che vedevo davanti a me e consigliarlo. Magari dirgli che quegli stivaletti col tacco, essendo nuovi, avrebbero fatto male. Ma ero fuori da quella bolla natalizia. O, per lo meno, una metà di me era fuori mentre l' altra partecipava alla recita del Natale.
Se un anno fa mi fosse venuto a trovare il Fantasma dei Natali Futuri avrei visto queste immagini come uno scherzo. Era impossibile, fino all' anno scorso, pensare a me come a qualcosa di diverso da un elfo di Babbo Natale. Le cose cambiano e questo malessere che ha portato apatia, che mi ha portato ad essere anaffettiva nei confronti di questa festa spero passi in tempo per il prossimo anno. Sempre che i Maya non abbiano ragione. Speriamo di no: non mi piacerebbe ricordare questo Natale come l' ultimo. 

Nonostante quest' ombra buia, spero passeggera, voglio farmi i miei migliori auguri. I vostri commenti, il vostro partecipare alla vita che si svolge su Robilandia, il vostro apprezzare la confusione della mia testa mi ha regalato momenti di puro benessere. Solitamente, quando l' anno sta per finire, si fanno sempre delle statistiche; un bilancio di quello che è stato e di quello che non è stato; di quello che abbiamo fato e dato e di quello che non abbiamo fatto e dato. Io non sono ancora in grado di farle. Sono un tantino smarrita. Persa nei meandri dell' incertezza; della voglia di fare e di realizzare alcuni sogni che si scontra con la realtà delle cose.
Ma voglio che i miei Auguri per tutti voi siano chiari e forti. Voglio che sappiate che sono sinceri. Voglio che sia palese il fatto che io sono grata ad ognuno di voi di aver fatto parte, assiduamente o occasionalmente, della vita sull' Isola di Robilandia. 

Realizzate i vostri desideri e tenetene sempre uno di riserva. Non arrivate mai al punto di dover elemosinare un sogno perché, alla fine della storia, sarà l' unica cosa che vi terrà vivi. Che vi permetterà di alzarvi ogni giorno e di dargli un senso. 


Tantissimi auguri,
Robi.

mercoledì 21 dicembre 2011

Che Tipo Di Blog sarà mai Robilandia?


La domanda è esistenziale. La risposta sarà provvidenziale. 
Di che parla questo blog? Qual è il tuo stile?


Ma come vi vengono in mente queste domande? Da dove ve le uscite? Dal cappello di un prestigiatore caduto in disgrazia? Dalle vecchie Converse che usavate alle elementari? Perché non ci sono altre spiegazioni, miei cari. 

martedì 20 dicembre 2011

Datemi Leonardo, datemi il Titanic e sarò per sempre vostra.


James Cameron ha deciso che la sua vita non sarà più piatta e bidimensionale come quella di un qualunque regista di provincia. Ha detto no al colesterolo e si al diabete decidendo di riportarci tutti al cinema per il capolavoro dei capolavori: Titanic. Il 6 aprile 2011, in occasione del centenario della partenza della nave considerata inaffondabile (illusi...) Jack e Rose, sulle note di My Heart will go on di Celine Dion, ci danno appuntamento su quelle stesse poltrone che quindici anni fa hanno ospitato i nostri regal didietro.
E questa volta, grazie alla tecnologia 3D, ci saremo anche noi dentro quella macchina a sbattachiare mani sudate su finestrini appannati; a guardare i delfini dal ponte più alto; ad allargare le braccia fino a gridare 'sto volando, Jack. Sto volandoooo'.

lunedì 19 dicembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 19



"Io amo il mio lavoro. Io amo il mio lavoro" ripeto come un mantra mentre faccio avanti e indietro dalla mia stanza al bagno e poi dalla mia stanza al soggiorno. "Io amo il mio dannatissimo lavoro!" dico a voce più alta quando mi cadono a terra tutti i provini del servizio fotografico. Sono le cinque del mattino ed io sono in ritardo. E' disumano essere in ritardo alle cinque del mattino. E' il secondo giorno di fila che Grindad ci raduna tutti all' alba in redazione. Ieri se ne è andata senza scattare nemmeno una stupida fotografia, se oggi dovesse fare lo stesso giuro che la strozzo e l' appendo per i capelli.

L' ho sentita. Poi è andata via.



Per un solo istante l' ho sentita. E' fuggita via in un attimo. Se non fosse stata forte come un uragano, travolgente come un' onda, molto probabilmente non mi sarei accorta di lei. Mi è entrata dentro mentre guardavo il balcone di una casa illuminato da piccole lucine bianche e verdi ad intermittenza. Quell' intervallo regolare, per un qualche regalo del destino, mi ha permesso di entrare in quello spirito che bramo da giorni. Ho sentito l' atmosfera natalizia. Solo per un misero secondo l' ho sentita dentro, fin nello stomaco. Poi, come è arrivata, è fuggita via. Se n'è andata ritornando da dove era venuta. Però a me è bastato. Quell' attimo mi ha concesso di sperare ancora. Mi ha ricordato che, nonostante tutto, c'è ancora un motivo per sorridere; per aspettare la mezzanotte contornata da quelle persone che hanno il potere di farmi stare bene; tra le braccia della persona che ami, tra i baci di quelli che ti amano. Ed anche se ho appena realizzato che, a meno di una settimana dalla Vigilia di Natale, non ho ancora assaggiato nemmeno un batuffolo di pandoro intinto nella Nutella calda voglio ancora crederci. Voglio credere in questo Natale che è arrivato un po' in sordina; quasi a maniche corte...




Atmosferamente vostra, R.



martedì 13 dicembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 18



Quando la sveglia inizia a suonare, dalle finestre dietro il letto, non traspare nemmeno uno spiraglio di luce: sono le quattro e mezzo del mattino e io ho dormito meno di cinque ore. Dalle vetrate che vibrano si avvertono folate di vento forte, novembre è agli sgoccioli e non avevo mai visto un inverno freddo e piovoso come quello di quest' anno a Milano. Mi metto a sedere sul letto e cerco a tastoni l' interruttore della piccola lampadina sul comodino. Questa è soltanto la seconda notte che mi fermo a dormire da Enrico e l' ambiente non è ancora così familiare da potermi orientare al buio. 

lunedì 12 dicembre 2011

La coperta dell' Ikea.


Ieri pomeriggio io e il mio ragazzotto siamo andati all' Ikea perché a lui serviva un cuscino nuovo. Ovviamente non è stato facile. In primis perché il mio fidanzato, come vi avevo già spiegato qui, è la persona più indecisa del mondo e in secundis (si dice così? Ero una frana in latino, sicché...) all' Ikea hanno un intero reparto con più di trenta tipi di cuscini tra i quali scegliere. Non è facile. Ammetto che anche io, che sono solitamente molto veloce nelle mie scelte, ho avuto delle difficoltà. Alla fine, ve lo dico prima che rimanete col dubbio, ha preso quello per chi dorme a pancia in giù (che, tra l' altro, era pure in offerta a 2,99 euro). La commessa gli ha consigliato di prendere, in aggiunta, anche quello per chi dorme su un fianco nel caso in cui si dovesse girare durante la notte ma credo che si sia resa conto da sola -prima che potessimo insultarla- che la sua teoria non aveva ne capo ne coda. Insomma, chi è che -nel cuore della notte, rincoglionito dal sonno- si ricorda di cambiare il cuscino quando cambia posizione? Appunto...

And the WINNER is....


venerdì 9 dicembre 2011

Sproloqui di un giorno di festa.

Come avrete ben inteso dal titolo questo post lo volevo scrivere ieri ma dato che nella mia testa è sempre festa è indifferente scriverlo oggi, ieri o domani. Non credete? E' ormai assodato il fatto che tra sedici giorni è Natale anche se qui ci sono ventidue gradi e io oggi mi sono svegliata con la voglia di una bella granita pistacchio e gelsi. Se non avete mai assaggiato una granita pistacchio e gelsi, ve lo dico, non avete ancora vissuto. Invece della granita pistacchio e gelsi ho trovato un pacco di Pan di Stelle. Quando l' ho visto, ancora sigillato, ho pensato quello che penso sempre quando vedo un pacco di Pan di Stelle. Perché non hanno fatto a forma di stella dei biscotti che si chiamano Pan di Stella? Ogni volta mi chiedo sempre la stessa cosa. Poi me ne dimentico e, come ogni volta, apro il pacco e afferro un biscottone. Oggi ho aperto il pacco, ho afferrato un biscottone e.... era a forma di stella. Non potete nemmeno immaginare la mia sorpresa. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Ho pensato che fosse un segno di un Dio lontano e nascosto tra le stelle. Ho pensato che qualcuno, lassù, mi stesse volendo dire qualcosa. Che so... Che sto andando, forse, nella direzione giusta? Che la mia presenza su questa terra servirà a qualcosa di utile... Insomma, si prospettava come la giornata più felice della mia vita. Poi Madre è entrata in cucina e mi ha trovato in stato di shock, piangente, mentre stringevo in mano il mio Pan di Stelle a forma di Stella. Mi ha chiesto perché mi fossi imbambolata di fronte un biscotto e allora io le ho spiegato la mia brillante teoria secondo la quale io fossi stata scelta da Dio per qualche miracolosa avventura. Madre mi ha concesso un' occhiata compassionevole e poi mi ha invitato a guardare bene il pacco dove avevo trovato il mio miracoloso biscotto. Era il pacco di Natale, maledizione! Ho afferrato un altro biscotto e non potevo credere ai miei occhi: era a forma di alberello. E poi ne ho preso un altro: era a forma di campana. Insomma Dio non mi stava dicendo proprio nulla.

Miracolosamente vostra, R.


martedì 6 dicembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 17



"Che fai?". La voce familiare del mio uomo attira la mia attenzione. Alzo gli occhi e vedo Enrico, è sbucato dal nulla nell' ufficio di Ferdinanda che ormai è diventata una seconda casa per me. Lei si gode il suo riposo forzato guardando serie tv americane mentre io svolgo, come posso, il suo e il mio lavoro. 
Un grosso taglio sui jeans, all' altezza del ginocchio, lascia scoperto un lembo di pelle. Il maglione grigio scuro di lana grossa, che gli accarezza il collo affusolato, stride con la leggerezza dei jeans. Vederlo mi provoca sempre un brivido lungo la schiena: non riesco ancora a credere che fra tutte lui abbia scelto me.
"Stavo guardando i voli per l' America" gli rispondo sovrapensiero. 
"Ah". Sospira pesantemente. "Hai deciso di fare il colloquio?"

La palestra.


Mi sono iscritta in palestra. L' ho fatto davvero. Dopo mesi di tentennamenti, indecisione, chili su chili accumulati sui glutei ho preso il mio culo per le corna e l' ho portato in palestra. E non ho fatto un semplice abbonamento mensile con possibilità di rinnovo, no belli, ci sono andata giù pesante. Ho fatto l' abbonamento trimestrale.
Possono partire gli applausi per il mio spirito di volontà.
Clap. Clap. Clap. Applausi, applausi, applausi per Robi. Clap. Clap. Clap.
Adesso, si si, proprio in questo preciso istante, sono avvolta nel mio morbidoso accappatoio rosa confetto (che in realtà era bianco ma poi mia mamma ha sbagliato un lavaggio #TeneteLontanoQuellaDonnaDallaLavatrice) appena uscita dalla doccia a godermi il dopo-fatica.

domenica 4 dicembre 2011

La crisi, il telegiornale e i sensi di colpa.


Amore non la voglio più la borsa di Balenciaga per Natale. 

Ne hai trovata una più costosa?

No. E' che c'è la crisi. 

venerdì 2 dicembre 2011

Voglio solo lamentarmi.

Questo è un post di lamenti in cui mi lamenterò per dieci minuti buoni e voi ascolterete il mio lamento e, se vi va, vi lamentate con me oppure proponete delle soluzioni utili per smettere di lamentarci tutti insieme. 
Vi dico fin da subito che il camionista in vacanza ad Ibiza con tanto di canottiera sporca di sugo e collana d' oro a forma di catena con crocefisso annesso (peso 1,5/3 Kg) si è risvegliato più incazzato che mai e ha preso possesso di me. E, no, maliziosetti che non siete altro, non nel modo in cui state pensando. Si è fatto beffa delle mie buone maniere ed ha preso il sopravvento. Questo vuol dire che non vi indorerò la pillola bensì userò epiteti poco consoni ad una signorina e, qualora fosse strettamente necessario ai fini della spiegazione, mi avvarrò di colorite espressioni da perggior bar di Caracas. No, se per caso ve lo stesse chiedendo, non ci sono shortini di rum gratis ma se la giornata non cambia io passerò direttamente alla bottiglia. Enjoy it. 

mercoledì 30 novembre 2011

Cosa c'è nella tua borsa piccola Mary?


Il mio fidanzato è come il postino: quando mi chiama al cellulare sa bene che deve farlo almeno due volte prima che io possa rispondere. E, anche se gli ho spiegato più e più volte il perché di questa cosa, continua a seccarsi per il fatto che non rispondo al primo squillo. Io ho un piccolo borsellino dove tengo i miei tre (non fate domande, lo so anche io che è da pazzi) cellulari, per non perderli ed averli a portata di mano quando squillano ma -nonostante questo- non arrivo mai a rispondere. Perché? Nella mia borsa, non trovo mai nulla. Quando torno a casa e non c'è nessuno di buon cuore disposto ad aprirmi la porta inizia una caccia al tesoro senza fine prima di reperire le chiavi. Quando torno dal centro commerciale piena di quelle buste dai manici talmente sottili che diventano taglienti come lame appena sono un po' più appesantiti supplico tutti i santi del Paradiso affinché le chiavi della macchina spuntino fuori per magia. Non succede mai, ma la speranza è l' ultima a morire.

martedì 29 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 16



"Il declino della mia famiglia è cominciato con l' ingresso nelle nostre vite di Vogue. E, bada bene, che lo intendo come una vera e propria persona e non solo un lavoro. Quel giornale è stato per Anita, inizialmente, una distrazione; poi è diventato un amante assiduo fino a che non si è insinuato nella sua testa e nel suo cuore diventando l' unico uomo che lei possa amare. Quando lei ottenne il lavoro a Vogue io avevo dodici anni, Enrico nove. Mio padre era contento di vedere Anita così interessata a qualcosa, tornava a casa entusiasta. Stare a Vogue, anche se il suo compito era quello di etichettare borsette e vestiti, la faceva sentire viva. Anita è una che sa quello che fa e vent' anni fa la concorrenza non era la stessa di adesso.

lunedì 28 novembre 2011

Quando c'è l' amore...


E' ufficiale: gli opposti si attraggono. Davvero.
E non c'è niente, meglio della coppia formata da Anna Wintour e Homer Simpson, che può rappresentare al meglio il concetto di tesi ed antitesi. Lei è algida e perfetta, direttore della Bibbia del buongusto, secca come un giunco. Lui è un grassoccio uomo di mezza età senza stile ne classe; senza charme ne buongusto, senza arte ne parte addirittura sposato. Eppure, guardando le immagini frutto della fantasia di AleXsandro Palombo, non si direbbe che ad Anna Wintour dispiaccia, anzi... Ma, attenzione, Anna Wintour sa che non può abbandonare il suo ruolo di regina cattiva neanche quando arde la passione e -per questo- non toglie gli occhiali da sole nemmeno in quel momento. 
Che ne penserà Marge di tutto questo? Si sarà rassegnata al fatto che nessuno può dire di no alla temibile Anna Wintour oppure farà di tutto per riconquistare il marito fedifrago?
Voi che ne pensate? Meglio la familiare affettuosità di una donna di provincia che cucina e lava come Marge o il travolgente gelo di un capo come Anna Wintour?

Amorosamente vostra, R.

sabato 26 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 15


Una piccola stradina illuminata dalla luce della luna e da una fila di alti lampioni di ferro battuto culmina in un rudere che sembra uscito da una cartolina della campagna scozzese. Ghirigori di edera a foglie larghe ne ricopre la la parte alta scendendo la tetto completamente rivestito di mattoni scuri. 
"Copriti, prima di scendere, Filippa. Siamo molto più in alto di Milano" mi suggerisce Davide. Gira la chiave e la macchina si arresta silenziosamente. Nel parcheggio del ristorante ci sono poche altre vetture oltre la nostra ma, considerata l' ora, è comprensibile che molti abbiano già cenato dato che domani è un giorno lavorativo. 
"Vieni spesso qui?" chiedo. 

venerdì 25 novembre 2011

Il braccialetto di H&M. Parte seconda-La CONQUISTA.

Dalla metropolitana sono uscita in piazza San Babila, a Milano, e camminando verso il Duomo ho detto a Madre "Madre, qui il mio braccialetto con le teste di tigre ce l' hanno sicuro. Insomma, siamo a Milano, devono averlo". Lei mi guarda comprensiva, quasi speranzosa che -dopo settimane di richieste- il mio desiderio di possederlo venga esaudito. Ah le Madri... Così tenere quando si tratta della felicità dei figli. Gli accessori sono al piano meno uno. Scendo trepidante le scale e mi ritrovo nel paradiso degli Accessori di H&M. Un posto che noi, a Catania, possiamo solo sognarci. Ci sono braccialetti di qua. Braccialetti di la. Braccialetti di giù. Braccialetti di su. Ci sono milioni di braccialetti. Ma non riesco a localizzare visivamente il mio bramato braccialetto. Dannazione. Fermo una commessa e le mostro eccitata la foto del mio braccialetto del desiderio sul cellulare. Lei ci pensa un attimo poi mi conduce da una sua collega e mi dice di mostrare a lei la foto. "No, mi spiace. Li abbiamo finiti. E' carino, vero? Io l' ho preso!" risponde. Stronza. 
Madre assiste alla scena divertita ma mi incita a non demordere. C'è ancora un H&M più avanti. 
Gli accessori, anche da H&M più avanti, sono al piano meno uno. Prendo le scale. Mi rotolo fino al piano di sotto per essere più veloce. Non ci sono commesse a cui chiedere. Lo cerco di qua. Lo cerco di la. Non lo vedo.
Poi una visione. Un' intera fila, lunga e proficua, di braccialetti con le teste mozzate che splendevano in tutta la loro bellezza. Uno di fianco all' altro. Pronti per essere acquistati da me. 7.95 euro.
Adesso lo possiedo. Ce l' ho. Ho il braccialetto di H&M. Tornerò a Catania e lo mostrerò orgogliosa a tutte le commesse di tutti gli H&M per dimostrare loro che esiste. Non sono pazza. Non così tanto almeno. 

Note di Servizio:

Il Dallovia di Robilandia è ancora in corso, avete partecipato? No? Avete fatto male. Avete tempo per rimediare fino alla mezzanotte dell' 11 dicembre 2011

Il prossimo capitolo di 45 giorni a Vogue è vicino. Sono elettrizzata. 

Ho comprato una sciarpa di Missoni. La sciarpa di Missoni. E voi sapete quanto io sbavi per questo brand, per cui....

Conquistatamente vostra, R.

lunedì 21 novembre 2011

Il PRIMO "DALLOVIA" di ROBILANDIA

Giveaway è un termine da fashion blogger, quelle serie con le gambe magre e le borse di Balenciaga. Quelle che vanno a fare la spesa con i tacchi a spillo e che hanno un collare animalier per il proprio cagnolino. Io non ho la borsa di Balenciaga (amore questo è un chiaro riferimento al fatto che Natale è vicino, prendi nota- E voi, datemi una mano a scegliere!); non ho un cagnolino (in compenso ho due sorelle, tanto love); i tacchi li uso solo dopo minacce a mano armata e la maggior parte delle volte in cui abbandono il nido lo faccio in jeans e scarpe basse. Per cui, a me, non è consentito dire Giveaway. Non posso proprio. Preso atto di questo è stato necessario trovare un modo coerente con il mio essere italiana, con scarpe basse, possidente di blog (solo di quello) che a volte va in giro senza trucco e con i capelli a coda di cavallo, per annunciare il primo concorso di Robilandia.
Dallovia mi è sembrato il termine più adatto a rappresentarmi. E, no, non c'è nessuno sfondo malizioso in questa parola. E' solo l' italianizzazione, quindi meno cool, del termine Giveaway! Un po' come Luigi Vuittone, insomma, che ce piace de più!
Fatte queste brevi premesse e ricordato, ancora una volta, al mio fidanzato cosa voglio per Natale possiamo aprire le danze! Suvvia, che Natale è vicino!

45 giorni a Vogue #Chapter 14



Sulle note di questa splendida area de La Traviata, enjoy it!



"Tu sei pazza!" conclude Arianna. E' appoggiata allo stipite della porta della mia stanza e mi osserva mentre mi vesto in fretta e furia per correre a lavoro. Enrico mi ha appena riportata a casa dopo la splendida giornata, e nottata, da soli a casa sua. 
"Perché?" chiedo mentre alzo la cerniera del tubino nero con le maniche arricciate che indosso. Le ho raccontato a grandi linee cosa è successo con Davide dopo la festa.

sabato 19 novembre 2011

Biancaneve is the New Black.


La storia la conosciamo per come ce l' hanno raccontata da bambini ma il 2012 sarà l' anno della svolta per Biancaneve, per la strega cattiva e per il principe azzurro. Anzi per le Biancaneve, perché ce ne saranno addirittura due. Come saranno due le streghe cattive e due i principi! 
Da un lato il colorato mondo fiabesco di Mirror Mirror; dall' altro il grigio di un bosco incantato dai toni dark di Snow White and the Huntsman

venerdì 18 novembre 2011

Botox per H&M / Il Papa bacia tutti: due post in uno!



In un sol boccone post facciamo il punto della situazione così ci leviamo il dente. Per inciso, io odio i dentisti, che -con il post che segue- non c'entra una beneamata ma ho un dente che mi sta facendo vedere i sorci verdi e dovrei decidermi ad intervenire. Comunque, bando alle ciance, cominciamo con il due post in uno!

giovedì 17 novembre 2011

Io credo nella magia.

Sapete, io credo nella magia. Sono nato e cresciuto in tempi magici, in una città magica, tra maghi. Molti non si accorgono nemmeno che tutti noi viviamo in una ragnatela di magia, connessi da argentei filamenti di chance e circostanze. Ma io lo so da molto. Quanto avevo dodici anni, il mondo era la mia lanterna magica, e grazie al suo spirito verde io vedevo il passato e il presente nel futuro. Anche voi, probabilmente, lo facevate solo che non lo ricordate. Questa è la mia opinione: tutti noi all' inizio vediamo la magia. Veniamo al mondo e dentro di noi ci sono turbini di vento, foreste infuocate e comete. Noi siamo nati con la capacità di cantare con gli uccelli, di leggere nelle nuvole e di vedere il nostro destino nei granelli di sabbia. Ma la magia dentro di noi viene cancellata dall' educazione e dalla chiesa, viene succhiata via, lavata via, pettinata via. Ci conducono sulla retta via e ci dicono che dobbiamo essere responsabili. Ci dicono di comportarci secondo l' età che abbiamo, di crescere. E sapete perché lo fanno? Perché le persone che ce lo dicono sono spaventate dal nostro essere giovani e selvaggi e perché la magia che noi conosciamo li ha fatti vergognare e li ha resi tristi per ciò che hanno lasciato appassire dentro di loro. Dopo di ciò tu ti allontani dalla magia così tanto che non puoi più realmente tornare indietro. Soltanto per qualche secondo. Soltanto conoscendo e ricordando. Quando le persone piangono al cinema è perché, in quello scuro teatro, è stato toccato il lago dorato della magia. Poi escono nuovamente alla crudele luce della ragione e della logica e il lago si secca e si sentono profondamente tristi senza sapere perché. Quando una canzone risveglia un ricordo, quando dei batuffoli che rotololano in una lama di luce ci distraggono dal mondo quando senti un treno nella notte e ti chiedi dove stia andando allora vai oltre ciò che sei e oltre il luogo in cui ti trovi e, per il più breve degli attimi, sei entrato nel regno della magia. La verità della vita è che ogni anno che passa noi ci allontaniamo dall' essenza con la quale siamo nati. Ci facciamo sovrastare dagli eventi, alcuni positivi, altri non tanto. Le cose succedono. L' amore a volte muore. Le persone naufragano e finiscono in mille pezzi, perdono la loro via per una ragione o per un' altra. Non è poi così difficile in un mondo pazzo come questo. La vita fa del suo meglio per allontanare da noi i ricordi della magia. Tu non lo sai ma sta succedendo finché un giorno non sentirai di aver perso qualcosa pur non sapendo cosa. Succede e basta...
I ricordi di chi ero e dove vivevo sono importanti per me. Hanno contribuito a fare di me ciò che sarò quando il mio viaggio volgerà al termine. Io ho bisogno di ricordare della magia semmai dovessi riincontrarla. Ho bisogno di sapere e di ricordare e voglio raccontartene. 


Un passo tratto dal romanzo Il ventre del lago di Robert McCammon, un autore che trovo eccellente e che -ironia della sorte- è nato il mio stesso giorno, solo qualche anno prima. Con queste parole spiega perfettamente perché, nonostante tutto, piangere al cinema fa bene. 
Robi.

jkj

Breaking Dawn, impressioni a caldo.



ATTENZIONE. Non continuare a leggere se non hai ancora visto il film o se non vuoi sapere qualche particolare di troppo. Non so fino a che punto mi limiterò nei dettagli e non vorrei rovinarti la visione del film anche se lo credo impossibile: è stato FA-VO-LO-SO! Se ti va, torna dopo averlo visto!


mercoledì 16 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 13


Attraverso l' elegante atrio del palazzo di Enrico e oltrepasso le porte di vetro che si affacciano sul gabbiotto del portiere. Attiro l' attenzione dell' uomo seduto davanti a me con un colpetto sul vetro. Il signore di mezza età, stempiato e appesantito, che sta dietro le vetrate abbassa svogliatamente il giornale sportivo che sta leggendo e mi osserva. 
"Chi desidera?" chiede. La sua espressione lascia intuire che non gli interessa più di tanto. 
"Devo salire all' attico" gli comunico. Enrico mi ha detto di dire così che il portiere avrebbe capito. 

Prendi un Vampiro che luccica...

E' il grande giorno. Il giorno dei giorni. Il matrimonio dell' anno: altro che William e Kate! L' attesa è finita: fra poche ore, alle 21.30+20 min di pubblicità, i miei occhi staranno guardando il vestito di Carolina Herrera indossato da Bella. Io sarò gemente e piangente in una valle di commozione e mi unirò ai cori delle quattordicenni impazzite che urleranno a gran voce "Edward sposa me, sposaaaa meeee!" sotto gli occhi interdetti del mio fidanzato. 
Ho atteso questo momento per anni. 
Io sono una fan di Twlight dell' ultimo minuto: non ho dato fiducia ai vampiri subito e -anzi- ho riso di mia sorella quando mi ha mandato in missione alla Mondadori alle otto del mattino per accaparrarmi una copia dell' ultimo libro. Poi, come nelle migliori favole, è successo tutto in una sera. La sera prima dell' uscita al cinema di New Moon, il secondo capitolo della saga, mia sorella Renata mi ha detto "Robi domani esce un film che voglio vedere al cinema, mi ci porti? E' il secondo di una serie quindi stasera guardati il primo, ok?". Dato che sono una donna di buon cuore (leggasi non c' era null' altro in tv) ho cercato lo streaming di Twilight e mi sono lasciata risucchiare dal vortice. Dopo aver visto New Moon al cinema ho letto Eclipse e Breaking Dawn in una settimana: dovevo sapere come andava a finire. Dopo ho ricominciato e ho letto Twilight e New Moon. Da quella sera io aspetto, con ansia pacifica, questo giorno. E, finalmente, ci siamo! Se guardiamo con obbiettività la situazione io sarei da rinchiudere. I film, a volte, risultano stucchevoli e zuccherosi e libri non sono poi tutto questo fenomeno letterario. Però diamo a Cesare ciò che è di Cesare: voi l' avevate mai visto un vampiro luccicante? No... Appunto!
Una volta cominciati, non puoi non arrivare alla fine. L' adolescente sognante che ancora alberga in me prende il sopravvento sulla Robi adulta (adulta? ahahahaah) e razionale (razionale? Ma che è?) al solo nominare Edward. Quindi, preparate i fazzolettini. L' attesa è finalmente finita! Breaking Dawn è arrivato e io non sto più nella pelle.

Luccicosamente vostra, R.

martedì 15 novembre 2011

Credici quando ti dicono che il mondo gira al contrario.

Viviamo nella comune convinzione che siano gli uomini che non vogliono andare con le proprie fidanzate in giro per negozi. Crediamo ancora che loro soffrano al pensiero di varcare le porte del centro commerciale come se si trattasse di un girone dell' inferno. Ci croggioliamo del fatto che la sola idea di aspettarci fuori da un negozio provochi loro dei pruriti che, in confronto, la varicella che mia sorella Renata ha preso mentre eravamo in settimana bianca sedici anni fa è stata una pischerata! 
Ma, dato che io non sono una che si omologa alla massa, voglio raccontarvi la mia storia. La mia storia al contrario. Eh si, perché, tra me e il mio fidanzato sono IO che sudo freddo quando lui mi chiede di fare un giro, di accompagnarlo a scegliere un maglione.

lunedì 14 novembre 2011

Caro Babbo Natale, tu risenti della CRISI?

Io lo so che c'è la crisi. Che c'è il Signor Monti al governo -io non lo conosco ma mi fa pensare alla canzoncina che faceva "laaaa, suiii monti con Annette... Doveeee il cielo è sempreee bluuuuu"- che è uno che di economia dice di intendersene e che dobbiamo risparmiare ma ci sono le decorazioni natalizie nei centri commerciali. Da H&M è un tripudio di paillettes e lustrini dorati e rossi. Il vischio è già appeso e Madre ieri è tornata a casa con due grosse, enormi, palle di Natale ricoperte di pigne e muschio. E Natale è sinonimo di Babbo Natale. Babbo Natale è sinonimo di letterina. Letterina è sinonimo di REGALI. A me piacciono i regali, uhhhh se mi piacciono!
Io la mia lista di desideri l' ho stilata. Ho cercato di essere il più realista possibile. Non ho chiesto di vincere il superenalotto anche perché penso che sia meglio che lo vinca Babbo Natale -e il mio fidanzato- che mi deve accontentare. Non ho chiesto una villa a Beverly Hills anche se mi piacerebbe. Non ho domandato a Babbo Natale di farmi recapitare a casa tutte le scarpe che il signor Louboutin ha disegnato nei suoi vent' anni di onorata carriera. Insomma non ho chiesto di diventare Seiiiirriiinnaaa Van Der Woooodsen di colpo.
Io voglio cose semplici, facilmente reperibili. Hanno un solo, insignificante, difetto: costano un botto!

sabato 12 novembre 2011

Caro Cosmopolitan...


Tra me e Vanity Fair è finita. Non è stata una decisione facile, leggera o immediata ma non credere nemmeno che sia stata sofferta. Dopo un' attenta riflessione e con tranquillità ho deciso di porre fine a questa lunga relazione che andava avanti da più di sei anni; da quella, prima, Bellucci. Vanity Fair non è più lo stesso e il suo cambiamento non è di certo di quelli che si definiscono "in meglio". Da quando, poi, hanno aperto il sito internet mesi fa le cose non hanno fatto altro che peggiorare. Vanityfair.it sembra il trailer di un film che ti dice troppo. Che gusto c'è ad andare al cinema se nel trailer ti hanno già raccontato tutta la storia? E certe volte anche il finale del film?
Vanity Fair Italia per me è stata una scoperta; una di quelle belle, oserei meravigliosa. Era il giornale giusto: a metà tra la fredda austerità inarrivabile di Vogue e l' idiozia dei giornaletti di gossip da spiaggia. Si poteva chiedere di più? No... Infatti...

venerdì 11 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 12



"Devo passare in redazione un secondo soltanto. Prendo delle carte che Ferdinanda deve firmare entro oggi e ci vediamo a casa tua!" dico ad Enrico uscendo dal taxi. Lui abita a pochi passi dalla redazione e, dopo la nottata appena trascorsa, ci concederemo un po' di relax nel suo appartamento. Sono elettrizzata all' idea di vedere casa sua. Da quando è cominciata la nostra relazione clandestina il mio appartamento -e di Arianna, ormai siamo un terzetto affiatato nonostante qualche piccola incomprensione- è stato l' unico posto in cui ci siamo rifuggiati. 

giovedì 10 novembre 2011

Un mese senza shopping.

Non credevo di riuscirci davvero. Non ero certa che ci sarei arrivata incolume a questo giorno. Eppure...
C' eravamo lasciati così, un mese fa, con una promessa. Sono trascorsi trenta lunghissimi giorni da quando mi sono auto inflitta la punizione del non-shopping e ne sono uscita. Potrei aggiungere indenne ma qualche graffio qui e li... 
Alcuni di quei vestiti che avevano ancora l' etichetta attaccata non hanno visto la luce del sole e giacciono rilassati nell' armadio ma altri hanno vissuto momenti di gloria addosso a me. Non posso dire di ritenermi soddisfatta a pieno. Forse avrei dovuto decidere di non comprare assolutamente nulla dato che ci sono stati degli intermezzi comici in cui ho speso centotrentacinque euri per una tracolla (devo ammettere che non me ne sono pentita. Davvero).
Però è stato un mese strano. Mi sono resa conto che lo shopping è davvero un momento terapeutico per la donna (magari anche per gli uomini, dovrei indagare). L' ebbrezza di un vestito nuovo, la frenesia di correre in camerino e cercare, riflessa nello specchio, l' immagine che c' eravamo fatte di noi stesse con quel capo addosso. Il momento in cui esci il portafogli dalla borsa promettendo a te stessa che questa è l' ultima volta, almeno per quel giorno. E poi lo shopping è di compagnia in quei pomeriggi in cui non vuoi vedere nessuno ma, allo stesso tempo, hai voglia di infilarti le scarpe e andare al centro commerciale e contornarti di sconosciuti. Tra uno scaffale di Zara e un manichino di H&M. Tra il 'posso aiutarti?' di una commessa e l' odore buono dei vestiti nuovi.
Cosa volevo dimostrare a me stessa con questa scelta del Non-Shopping? Non lo so, ve lo dico onestamente. Andiamo per ipotesi.
Ho realizzato di poter fare a meno di non comprare vestiti per un arco di tempo definito? Si. 
Mi sono resa conto che lo shopping è inutile? No, anzi... In certi momenti è proprio necessario ma si superano.
Ho risparmiato? Non più di tanto perché quando non puoi comprare vestiti inevitabilmente sfoghi su altro e le ciprie di Chanel costano davvero un botto (maledettissimo Karl). 
Vi consiglio questa esperienza? Si, assolutamente. E' un modo per mettervi alla prova e, se ce la fate a non cedere ad altre tentazioni, per risparmiare. Ma dovete prenderla seriamente. 
Però sono stata di parola e, per una persona come me che di secondo nome fa Inconstanza, raggiungere l' obbiettivo prefissato è un gran traguardo. Non mi sono distratta e, dopo un mese, sono ancora qui!
Fatemi un sacco di complimenti che me li merito!

Non-Shoppingamente vostra, R.



martedì 8 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 11




Avete presente quelle scarpe di Miu Miu dorate tutte ricoperte di minuscoli brillantini? Quanto sono belle? Ah se lo sono. "Io ti giuro che ti ammazzo" dico incollerita a Davide mentre mi fisso le suddette scarpe. Se l' avessi guardato in faccia avrei solo blaterato parole incomprensibili. Mi giro e me ne vado seguendo la scia di Enrico. Lo raggiungo sulla terrazza oltre il salone dove il ballo in maschera è in pieno svolgimento. 

lunedì 7 novembre 2011

Robi all' uni col pigiama non ci puoi andare.

Madre chiede "Dove vai vestita così?" fulminando con sguardo carico di sdegno ai limiti del vomitevole la mia felpa H&M che mi arriva alle ginocchia, grigio chiaro con dei pallidi disegni cangianti dal giallo fluo al rosa shocking di sei taglie più grande (non vi mostro una foto perché ho una dignità anche se è noto a tutti che amo profondamente il vampiro di Twilight). Il tutto è completato da quelli che sembrerebbero pantaloni grigio scuro in un tessuto a metà tra il pail e  quella roba verde che fa i pallini e che si mette a Natale durante le giocate a carte.
Avete capito, no?
Un paio di Nike Shox grigio catarifrangente con annesse molle fucsia e una sciarpa gigante che sembra lo scialle di una qualsivoglia nonna a caso arancione come ciliegina sulla torta. 
"All' università" mormoro.
"All' università adesso si ci va in pigiama?" chiede lei stranita.
Pigiama? Ma quale pigiama? Questa è la mia fantastica e comoda tenuta sportiva da primo giorno di ciclo! Ho il pancino al calduccio senza bottoni che lasciano traccie indelebili sui miei addominali (ah ah ah ah ah ah addominale? Ma che sono?) La felpona, che sembra uscita da Dirty Dancing-Il ritorno dopo la cura del McChicken, copre i punti strategici con sapiente maestria e -anche se mi fa sembrare un sacco di patate con le gambe- è dannatamente comoda per stare seduta senza rantolare per il mal di schiena e il pal di pancia tipici dei primi giorni (se siete fortunate anche degli ultimi... Che Dio vi abbia in gloria!).
Ho spiegato le ragioni adducendo spiegazioni che ritenevo valevoli quali la comodità, il dolore, il fatto che se mi macchio non si vede, le tasche grandi dove nascondere gli assorbenti e i fazzoletti e tante altre belle cose che, però, non hanno convinto la mia genitrice.
"Sembri in pigiama!" ha sentenziato e se n'è andata.
Mi sono guardata allo specchio e, di sicuro, non sembravo una modella di Victoria's Secrets. Ho aggiunto la collana con il cuore di Tiffany, mi sono sorrisa allo specchio come una scema soddisfatta del mio abbellimento della situazione e sono uscita. L' importante è andare.
Buona settimana a tutti...

Pigiamamente vostra, R.

domenica 6 novembre 2011

Il braccialetto di H&M.

IO: Salve, ho visto sull' applicazione dell' I-phone un simpatico braccialetto, che presumo sia elastico, fatto di palle bianche. Ci sono due teste di un animale non ben definito, gatti o tigri, che si baciano. Lo desidero. 

Commessa: (Faccia perplessa) Al momento non c'è... 

IO: Ma c' era scritto "Ora nei negozi" (faccia triste).

Commessa ad un' altra commessa: Scusa tu sai di un braccialetto bianco con le teste di due tigri che si baciano?

IO: Non sono certa che siano proprio tigri. Sono sicuramente della famiglia dei felini ma insomma...


Commesse: Domani arriva un camion di merce magari prova a ripassare. 

IO: OK (Faccia sconsolatissima). 

sabato 5 novembre 2011

Dieci capitoli e non sentirli.

Quando ho iniziato a scrivere questa storia ho lasciato che le idee passassero attraverso le mie mani e si poggiassero sui tasti del pc. Non ci ho messo la testa, solo il cuore. Niente ragione, solo fantasia. Perché il primo incontro di Filippa ed Enrico l' ho immaginato un sacco di volte. Ho immaginato un ragazzone alto due metri che bussava alla mia casa di Milano, che però non è un attico ma ha la catenella dorata appesa alla porta che tintinna ogni volta che si muove. Mi piaceva l' immagine contrastante della ragazza che lavora a Vogue con il pigiamone di pail e il naso rosso come quello di Rudolf la renna di Babbo Natale. Nella mia testa riesco a vedere con gli occhi di Filippa e con le mie parole ho voluto che anche voi, a chi è capitato di leggere qualche riga e a chi si è affezionato a loro, potesse far parte di questo piccolo mondo. Mi piacciono le persone che si amano, quelli che lo fanno davvero credendo nel futuro. E Filippa questo futuro lo immaginava solo fatto di lavoro: un porto sicuro dove ormeggiare tutti i giorni. Poi ha dovuto affrontare la tempesta dell' amore e non se l' aspettava. Non l' aveva messo in conto, segnato sull' agenda. Ma l' amore ha un sapore meraviglioso ed è travolgente: come si fa a resistere? Cristo, non si può! E poi, perché diamine dovremmo resistergli? La vita è troppo corta per farsi degli scrupoli. Meglio un ricordo che un rimpianto. Sempre.

venerdì 4 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 10




"Gentile Signorina Torre, 
siamo lieti di informarla che il suo profilo è stato selezionato per il colloquio per il posto di lavoro come junior editor con contratto annuale presso la pubblicazione Vogue America. La aspettiamo il cinque dicembre alle ore 10.15 presso gli uffici di redazione, Time Sq. 42 st. New York City, New York.
Tim Hockword,
Cordiali saluti."

Un McCHICKEN e un Assorbente, prego.

Le Signorine Vestite di Rosso, con me, sono state molto chiare. "Arriveremo con dolore e  ti faremo ingrassare ogni mese" dissero. Io non ho capito subito a cosa si riferissero ma non mi sono posta il problema più di tanto. Per dinci sono le mie stesse cellule, il mio stesso utero che si sfalda una volta al mese. Vedi tu se il sangue del mio sangue, è il caso di dirlo, mi minaccia. E invece, stronze, mi stavano  minacciando davvero. E' sempre così. Sono le persone più care a pugnalarti alle spalle per prime!
Una settimana prima del loro arrivo mandano una lettera di annunciazione sotto forma di VOGLIA IRREFRENABILE DI McCHICKEN e -non contente- continuano a mandarne fino a che non si palesano. Maledette. Ecco come capisco che mi sta per venire il ciclo. Non ho bisogno di segnarlo sull' agenda nè sul calendario. Non c'è bisogno che faccio conti con le dita ne che mi affidi a quella stupida applicazione dell' I-phone che se fosse per lei sarei già madre di famiglia. Quando inizio a chiedere un McChicken il mio fidanzato sa bene che deve smetterla di rompere. Sa che stiamo per entrare nella zona calda del periodo pre-mestruale in cui potrei staccargli un braccio a morsi solo perché ha cambiato canale alla tv. Le mie sorelle smettono di chiedere vestiti in prestito (o incrementano la dose delle richieste solo per farsi urlare contro, dipende...) e inizio a odiare tutti tranne la signorina del McDonald's che -compresiva- mi porge il sacchetto con il mio panino del benessere. Dopo il primo morso già tutto mi sembra più bello. Il pollo croccante scrocchia e la pancia mi fa meno male. La maionese ipercalorica mi accarezza il palato e il mio fidanzato inizia a sembrarmi più simpatico. Le foglioline di quella che un tempo fu lattuga accompagnano il godimento facendomi sembrare il mondo meno nero (o rosso, per restare in tema).
Stamattina avevo voglia di McChicken ma non c'è verso di poterne avere uno oggi: il McDonald's più vicino è comunque troppo lontano. Che amarezza... Intanto metto un assorbente in borsa che non si sa mai... 
Buon Finesettimana!

McChickenamente vostra, R.

giovedì 3 novembre 2011

Sicuro? SiCULO, siCULO!


Ero sulla strada verso la mia università quando vedo un paio di balluzze svolazzanti appese ad un balcone. E no, non sto parlando delle chiappe di un Makako ma di quelle deliziose lanterne penzole che ti avvertono che li c'è un covo di cinesi pronti a soddisfare ogni tuo desiderio. Si sa che i cinesi sono operosi, davvero operosi, in quel senso. Aspettate, non in quel senso quel senso. Nel senso che fanno un sacco di cose che non credevi ti servissero ed invece sono indispensabili alla tua vita in questo mondo. Miiiinnnchiaaa come siete maliziosetti. 

mercoledì 2 novembre 2011

Te lo do io l' AUTFIT OV DE DEI!


Quando pensi di aver visto tutto. Quando credi che la maglietta con la faccia della Ferragni a CINQUANTA EURI sia davvero l' ultima spiaggia, il fondo che più fondo non si può e da dove si può solo risalire ecco che ti imbatti nei VIDEO OUTFIT.

martedì 1 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 9

Enjoy it sulle note di TO BE LOVED - TRAIN 



Io ed Enrico siamo accocolati sul divano del soggiorno, nel mio appartamento, e guardiamo un po' di tv spazzatura. C'è un reality su delle spose che vincono interventi di chirurgia plastica di dubbia moralità. Sento la porta di ingresso aprirsi, subito dopo il tonfo della chiusura. La catenella appesa tintinna. 
"Filippa sono io" grida Arianna dall' ingresso. "Ho portato gli spaghetti tahilandesi di quel ristorante vicino l' ospedale".
"Ariiii, sono in soggiorno" le urlo di rimando.
Arianna poggia la borsa a terra e si sfila le Converse. Appende il giubbotto all' attaccapanni. Mette la sua borsa da medico nella cassapanca all' ingresso. Fa sempre le stesse cose, appena rientra a casa, da quando viviamo insieme. 
"Ah, Enrico. Sei qui anche stasera!" dice evidentemente infastidita appena fa il suo ingresso in soggiorno "purtroppo gli spaghetti non bastano per tutti". Butta il sacchetto sul tavolo e si dirige verso il corridoio sbattendo i piedi scalzi sul pavimento di legno scuro. 

giovedì 27 ottobre 2011

Cara Kate...


"Tutti mi dicono sei giovane, hai tutta la vita davanti. E invece io preferirei essere vecchia perchè lo raggiungerei presto. Così invece, se tutto va bene, ho davanti 70 anni prima di rivederlo"
(Kate Fretti, fidanzata dello scomparso Marco Simoncelli)

mercoledì 26 ottobre 2011

Il NON-SHOPPING all' ombra del Duomo di Milano.


Quando non puoi comprare vestiti...
...COMPRI STRONZATE! 

Sono stata a Milano meno di ventiquattrore. Meno di un giorno intero. Meno del tempo di andare e tornare da Los Angeles. E, complice il fatto che non posso comprare vestiti, ho speso i miei soldi in cose che rasentano l' inutilità o -perlomeno- non sono di primaria importanza.

domenica 23 ottobre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 8




Enrico si appoggia allo stipite della porta e inspira. "Scusami" sussurra. I muscoli tesi delle braccia, il volto contro la parete. "Ho perso la testa. Succede ogni volta che torna a Milano". Lo fisso e riesco a scorgere una parte di lui fragile in netto contrasto con la forza che dimostra. E' così alto, muscoloso e impostato che potrebbe sollevare il mondo eppure qualcosa del suo passato l' ha fatto scattare come una molla rendendolo di cristallo. Lascio cadere la borsa che stringo incollerita in mano e mi avvicino a lui. Gli accarezzo la schiena, il mio tocco sembra distenderlo magicamente. 
"Andiamo a letto" gli dico prendendolo per mano. 
Enrico si siede sul bordo del mio letto e si toglie le scarpe. "Filippa è tutto ok tra di noi?" chiede dandomi le spalle. Mi piace il suono delle parole 'tra di noi'. Lo fa sembrare reale.
"Enrico è la seconda volta che scappi" mormoro. Mi sfilo i jeans e sbottono la camicetta azzurra che indosso. Lui mi viene alle spalle e mi cinge poggiando la bocca sul mio collo. 
Il suo respiro caldo mi attraversa la pelle. Sto cercando di rimanere lucida e focalizzata sul fatto che lui prende e scappa ogni volta che... Oh... Così non vale!
La sua bocca disegna sul mio corpo, le sue mani corrono veloci. In men che non si dica lui è sopra di me. 
Per tre volte, questa notte, ho cercato di intavolare il discorso e per tre volte è finita sempre allo stesso modo. Alla terza volta, sfinita, mi arrendo. Mi accocolo sul suo petto e mi addormento. Enrico mi regala un ghigno divertito che grida vittoria.
"Hai vinto una battaglia ma la guerra è lunga!" 
"E' piacevole questa guerra!" dice stringendomi ancora di più a se.
Si è rilassato e il suo respiro è tornato quello di sempre, il suo cuore è rientrato nei binari ma io non ho ancora avuto una risposta. 

sabato 22 ottobre 2011

Se la pioggia litiga con le scarpe.




La pioggia, si sa, è quell' attimo di violenta acqua che ti becca proprio quando sei appena uscita dal parrucchiere e indossi le tue nuove, nuovissime, scarpe di camoscio verde chiaro. E succede quel giorno in cui decidi di mettere la borsa di Burberry verde che ti ha regalato il tuo fidanzato perché si abbina perfettamente alle scarpe di camoscio verde prima citate. Ma, in certe situazioni, è anche peggio. E' un fiume in piena in quella che ricordavi fosse una strada di città ed invece adesso sembra uno di quei giochi acquatici in cui un tronco scorre un un letto d' acqua scrosciante.
Ma, come si dice, quando il sole ti splende dentro quello che succede fuori è solo... acqua, appunto.
Questa settimana Claudia di Piccolo Spazio Vitale ha fatto a me e Filippa un regalo graditissimo citandoci sul suo blog e voglio ringraziarla pubblicamente per questo:


che, inutile dirlo, mi ha fatto un gran piacere e che è tratto da questo post!
Grazie Claudia! Io e Filippa te ne siamo molto grate!
Pioggiamente vostra, R.

:P

mercoledì 19 ottobre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 7



Il settimo capitolo è stato ispirato da questa stupenda canzone. Enjoy it.



Enrico mi prende la mano e la stringe con forza. I castoni che tengono fermi gli zaffiri dell' anello che porto al dito mi si conficcano nella pelle.
"Filippa andiamo via?" ruggisce. Lo fisso sconvolta.
"Che dici?" chiedo cercando di mantenere un tono disinvolto. Il suo volto è paonazzo, la sua espressione truce. Sembra che stia per esplodere da un secondo all' altro.
Mia sorella ci fissa allibita.
"Filippa andiamo via" ripete. Questa volta non è una domanda.
Mi tira con forza. Attraversiamo il salone quasi correndo. La sua mano tiene salda la mia: quel dannato anello mi sta bucando letteralmente la pelle. Cerco di oppormi ma non voglio dare spettacolo. Quando siamo fuori l' impatto con l' aria gelida è doloroso come un pugno in faccia. "Ma che diavolo ti prende?" gli grido. Lui continua a camminare fino a che non arriviamo al vialetto ricoperto di ghiaia che porta al posteggio. A quel punto mi lascia la mano. "Io torno a Milano. Vieni con me?" chiede.
"Non posso andarmene nel bel mezzo della festa di laurea di mia sorella"
"Non volevi nemmeno venirci e adesso fremi per restare?" la sua voce è cattiva. "Te lo chiedo per l' ultima volta, Filippa, torni a Milano con me? Ora?"

martedì 18 ottobre 2011

Grazie Florence per avermi smosso l' anima.


...e poi ci sono giorni come questi. Giorni in cui non succede nulla di particolarmente brutto, per fortuna, ma che sembrano non andare comunque nella giusta direzione. A volte è colpa anche di una canzone. Tu sei fresca come un quarto di pollo (cit.) poi senti una canzone e puff ti si smuove l' anima. Allora il tuo cervello inizia a girare. Li puoi sentire scricchiolare tutti gli ingranaggi tra un neurone e l' altro, quei pochi che ti sono rimasti sani ai quali ti affidi. Cerchi di inseguire i pensieri ma corrono troppo veloce. Ed è assurdo perché sono i tuoi pensieri. Come fanno i miei pensieri ad essere più veloci di me? E come fanno ad essere così tanti? Non si può star dietro a tutti e così esci di casa e solo a metà strada ti rendi conto di esserti dimenticata di mettere le scarpe. E forse il fatto che hai speso parte dei tuoi risparmi impulsivamente per un paio di occhiali da sole Tom Ford rotondi ai quali facevi la corte da un po' è un segno del destino. Perché stamattina i tuoi occhiali da sole sono spariti nel nulla. A volte non avere un piano è un' ottima cosa. Io un piano non ce l' ho. Una volta ne avevo tanti poi ho capito che avere un piano significa solo che ad un certo punto qualcuno te lo manda a puttane. Ah... qualora non lo sapeste, nella maggior parte dei casi se tu stessa che li mandi a puttane. E poi succede che pensi di stare vivendo un momento spensierato ed invece vuoi solo una cipria di Chanel da quaranta euro perché ti piace la confezione, e stai parlando con una vecchia amica ma in realtà sei distratta da qualcosa. Io sono distratta in questo momento. Forse dovevo solo scriverlo per rendermene conto. Adesso che è nero su bianco è più vero. E' da cosa sono distratta il problema. Punto. E' da cosa vorrei essere distratta che è peggio. Punto e a capo.
Uno di quei giorni in cui sembra che tu stia guardando il tuo corpo che si atteggia a te. Tu sei li, che mangi pop corn mentre guardi il film della tua vita.

Vostra, R.

lunedì 17 ottobre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 6



Mia sorella è ufficialmente un dottore in giurisprudenza. Alle undici di questa mattina la mia speranza che lei si trasferisse in Polinesia perché si é innamorata di un isolano e desidera shakerare deliziosi intrugli nelle noci di cocco è svanita per sempre. Lei si è laureata in giurisprudenza e io no. Non importa quanti sacrifici abbia fatto io per la mia laurea. Non importa che io sia ad un passo dall' ottenere un contratto di un anno nel giornale di moda per eccellenza. Non importa che io abbia inseguito i miei sogni. Lei è una stramaledetta laureata in giurisprudenza ed io no. Mia madre gongola, mio padre rosola in una pentola di leggi e decreti. Finalmente hanno coronato il loro sogno di avere una figlia avvocato.
Bravi, congratulazioni vivissime!

domenica 16 ottobre 2011

Beauty Fast Review: Kiko Salviettine Scrub&Peel.


Sembro o non sembro una blogger seria con questo titolo a metà tra l' internescional e il profescional? Lo so, lo so... Anche io, vedendo la mia immagine riflessa nello specchio, vedo una una Robi cuul and profescional! Comunque, siamo seri, per carità...
Non potendo comprare vestiti (vedi QUI) mi sono data al make-up così ieri mentre ero al centro commerciale con la mia allegra famigliuola sono entrata da Kiko per deliziarmi un po'. Necessitavo di una matita nera e ci sono pure i mascara in offerta e -dato che l' occasione fa l' uomo ladro e la donna spendacciona- sono rimasta li dentro quasi un' ora! In questa simpatica ora la deliziosa commessa dalle labbra rosso fuoco mi ha aperto gli occhi sull' ultimo ritrovato della scienza in casa Kiko: le salviettine double face Scrub & Peel. Sono delle salviettine umide che, da un lato, sono rugose e servono a scartavetrare per benino la pelle del viso e per rimuovere le impurità accumulate dopo sacchi e sacchi di patatine davanti l' ultima puntata di The Vampire Diaries (non mi ci fate pensare che ho ancora davanti gli occhioni di Damon che promette a Helena di non andare più via) e, dall' altro lato, lisce, rilasciano una lozione che reidrata la pelle. Secondo i consigli della commessa sopracitata (non riuscivo a smettere di fissare le sue labbra) vanno usate non più di due volte a settimana su una pelle ben detersa precedentemente. Io ne ho usata una dopo la doccia, questa mattina, e devo ammettere che l' effetto è gradevole. La pelle del mio viso risulta sensibilmente più levigata (come dopo uno scrub) ma non secca e screpolata (come dopo uno scrub, appunto). Ho completato il tutto con un velo di crema idratante et voilà, il gioco è fatto. La confezione da venti salviettine costa 5,90 euro ma la donna dalle labbra rosse mi ha consigliato di tagliare in due ogni salvietta perché sono abbastanza grandi. Così ho fatto: quelle labbra erano ipnotiche!

Salviettinamente vostra, R.