domenica 1 maggio 2011

Siamo certi che si tratti di una favola?


Se Diana potesse parlare sono quasi certa che risponderebbe di no...
Da quando, lo scorso ottobre, data del fidanzamento ufficiale, è cominciata questa messa in scena non poche volte ho cercato di immedesimarmi in lei e valutare i pro e i contro di una situazione non comune come quella di sposare l' erede al trono di una delle dinastie più importanti d' Europa.
La prima cosa che mi sono chiesta è quanto possa essere degradante nel 21° secolo per una donna bella, laureata in una delle più prestigiose università dell' Inghilterra, ricca e intelligente venire identificata solo come la moglie di.. o, peggio ancora, come un' arrampicatrice sociale disposta a tutto pur portare quella corona? Diventare una bella statuina costretta a stare un passo indietro e riverire l' uomo che si è sposato dev' essere dura da sopportare finchè morte non li separi (se Dio vuole!) sopratutto se tutto questo si deve affrontare sotto lo sguardo critico di una famiglia a te fino a quel momento estranea e fissata dall' occhio malvagio della stampa mondiale.
Quanti i casi di ribelli future regine passati alla storia per l' epilogo tragico? Basti pensare alla regina di queste: la principessa Sissi, perseguitata dall' ossessione di quella perfezione richiesta ad una imperatrice che la portò alla psicosi e ad una morte solitaria.
E proprio la Royal Family inglese non è estranea a queste disgrazie visto che siamo ad una sola generazione di distanza da quell' amata Lady D. che ricordiamo per eleganza, bellezza ma -sopratutto- per la sofferenza patita nei suoi anni da moglie di Carlo.
E' vero che, mi auguro, questo è l' esempio di un amore consolidato negli anni e la scelta di sposarsi è ponderata e per questo dopo così tanti anni di fidanzamento ma può il sentimento per eccellenza -per quanto profondo, forte- reggere alle pressioni di un' etichetta rigida e antiquata come quella della corona inglese? E' capace William di rassicurare costantemente Kate in privato e mostrarsi il futuro re che tutti si aspettano in pubblico? Perché, ammettiamolo, il fatto di essere designato a questo destino prima ancora di sapere che verrai al mondo può -in un certo senso- farti montare la testa e Kate da venerdì 29 aprile 2011 avrà bisogno di avere al suo fianco un marito servizievole pronto a ridere delle sue cadute di stile piuttosto che uno che le ricordi da dove viene e che la corregga con malizia.
Perché alle critiche ci pensiamo noi rosicone: basti pensare alle orribile zeppe indossate per lasciare Buckingham Palace la mattina seguente al matrimonio. Insomma, era sposata da nemmeno ventiquattrore che già le vengono criticate le scarpe (che, ammettiamolo, erano inguardabili Kate; fattene una ragione!).

Il fatto è, in realtà, che Will che dice "I will" ad un' emozionata trentenne che aspetta quelle parole da dieci anni a me m' ha commosso. E tifo per Kate e per la sua sanità mentale proprio perché (che sia amore o strategia) quel 29 aprile a Westmister poteva esserci una qualsiasi di noi al suo posto avvolta da metri e metri di stoffa bianca. Tifo per quel sorriso emozionato come quello di una qualsiasi sposa il giorno più bello della sua vita e perché possa insegnare ai figli che arriveranno quello che i suoi commoner genitori hanno insegnato a lei e cioè ad essere una persona normale, a credere nelle favole e a credere che queste un giorno si realizzino!


Favolosamente Vostra, R.

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