mercoledì 21 agosto 2013

Prevenire è meglio che curare.

Non scrivo più. Ve ne sarete accorti.
Sono assente. Deconcentrata più che altro.
Non riesco a fissare un pensiero su un foglio bianco, figuriamoci a riempirlo. Ho lasciato a metà tante cose e, dovete credermi, me ne dispiaccio da morire. Ma la verità è che mi scoccia prendervi in giro scrivendo cose che non hanno ne un capo ne una coda. Se devo annoiarvi, voglio farlo con cognizione di causa.

Come stavolta.





Mi è capitato di essere ad una cena, qualche sera fa. Una di quelle cene in cui si festeggia una ricorrenza lieta, con i gamberetti in salsa rosa sul piatto e il vino bianco ghiacciato, e leggermente frizzante, nel bicchiere. Una di quelle cene in cui si racconta dei viaggi e delle spellature dell' estate che sta inesorabilmente volando via. Si ricordano i vecchi tempi, ci si chiede silenziosamente perché non ci si è visti per così tanto tempo. Sapete di quelle chiacchiere in cui si chiede di Tizio o Caio? Sapete quando si chiede qualcosa di cui poi magari davvero non ci importa più di tanto fino a che non scopriamo che una donna dell' età delle nostre mamme non c'è più.
'E come sta Valeria?' chiede una 'non la vedo da un secolo!'
'Valeria non c'è più. Se l'è portata via un tumore al seno. Non l' aveva detto a nessuno.' 

Sapete quando si ricevono quelle risposte che ti gelano il sangue?

Io ero seduta a quel tavolo e ascoltavo di come Valeria, che è un nome di fantasia perché è giusto rispettare il volere di chi non c'è più, aveva nascosto a tutti, tranne che al marito, la sua condizione. Aveva deciso egoisticamente di non condividere con i suoi figli, le sue sorelle, i suoi nipoti e i suoi amici del male che tormentava le cellule del suo corpo.
Aveva deciso di non fare nulla per paura di scoprire che la situazione fosse peggio di quello che temesse. Aveva semplicemente ignorato la cosa, come se quell' uragano non fosse davvero in atto nel suo corpo.

Durante gli anni di medicina l' ho visto succedere mille volte: la gente evita di controllarsi periodicamente per paura di scoprire qualcosa di brutto. E' insito nella mente umana l' istinto di conservazione. Fuggiamo dal dolore e ci rifuggiamo in quel mondo rosa e dorato che ci siamo costruiti dove non succede l' unica cosa che potrebbe davvero spezzarci: non si soffre.
Ho visto donne vergognarsi di perdere i capelli. Ho visto uomini ridotti pelle ed ossa. Ho visto bambini messi all' angolo per qualcosa che è contro il loro giovane volere.
Ho visto persone chiedere aiuto quando non c' era più nulla da fare. 

Io, stupidamente, quest' anno, alla veneranda età di 25 anni, ho fatto il mio primo Pap Test. E solo perché il consultorio della mia zona mi ha mandato una lettera a casa in cui mi invitava a visitarmi.
Ho sempre rimandato pensando che tutto quello che ho letto nei libri di patologia fosse semplicemente affascinante da conoscere.
Pensiamo sempre che certe cose accadano agli altri. Crediamo, in errore, di non essere capaci di affrontare le difficoltà ma la verità è che c'è sempre una speranza.

La malattia non è una vergogna: confidatevi; parlatene. Alleggerite il peso del dolore dividendolo con chi vi ama. Date alle persone che vi amano la possibilità di piangere con voi perché il dolore non è un male: è l' unica cosa, insieme all' amore incondizionato, che ci rendono vivi.

E, sopratutto, PREVENITE.
Fatevi tirare il sangue, che i vampiri piacciono a tutti, sopratutto in camice bianco. Portate le vostre mamme a fare una mammografia; le vostre amiche dal ginecologo; il vostro papà dall' urologo.
Meglio affrontare un drago sputafuoco quando è ancora un cucciolo inesperto che quando ha una gittata di fiamme che vi inceneriscono in pochi istanti.

(Doc) Robi.

2 commenti:

  1. Brava! un milione di punti per te! concordo in pieno!

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  2. Hai ragione Robi, dovremo prendere con più serietà la prevenzione, non come una cosa 'sì, ok è da fare, la farò' per poi dimenticarsene. Penso al dolore delle persone vicine a Valeria: per me sarebbe stato devastante non sapere nulla, spero che loro superino la cosa presto.

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