martedì 18 gennaio 2011

Che ne sarà di Loro?

Domenica 16 Gennaio 2011 al The Beverly Hilton Hotel di Los Angeles si è tenuta l' attesissima cerimonia di consegna dei Golden Globes.
Abiti tintinnanti di cristalli come le Barbie delle feste, orecchini da migliaia di dollari, brillanti da svariati carati e scarpe dalla suola rossa immettibili.
Ma non voglio parlarvi di questo.
Il mio pensiero è volato al grande Valentino dopo aver visto l' abito di Michelle Williams che porta il suo nome:


E non solo a lui ma anche a Coco Chanel dopo lo yeti di Karl Lagerfeld, a Yves Saint Laurent e a Christian Dior, a Gianni Versace e a Guccio Gucci.
Il mio pensiero vola a coloro i quali hanno fatto la storia della moda e che, lasciando questo mondo o semplicemente quello dell' arte, debbano assistere a tali catastrofi creative.
Quello che mi è venuto da chiedermi è se davvero è giusto che un grande nome, come ad esempio quello di Valentino, continui a calcare le passerelle pur non essendoci più la firma dello stilista originale dietro.
Istintivamente la mia risposta sarebbe un NO SECCO: non trovo giusto infangare (perchè così è nella maggior parte dei casi) il buon nome e l' eleganza che i Signori della moda hanno perseguito per tutta la loro vita, per tutta la loro carriera; ma non essendo eterni (purtroppo! Il mondo sarebbe stato migliore se alcuni di loro avessero potuto creare per sempre, attraversare le mode e i tempi addolcendoli con il loro genio) o si decide di chiudere baracca&burattini o si spera che chi viene dopo possa far si che quel grande nome continui a risplendere nell' Olimpo.
Una nota positiva in tutto questo pastrocchio creato da lasciti e discendenze voglio, però, sottolinearla: la famiglia Missoni.
Ottavio Missoni fondò la casa di moda nel 1953 con la moglie Rosita Jelmini e da allora vi è una continuità dello stile inconfondibile della griffe che i figli e i nipoti hanno saputo ricreare e riproporre onorandone il nome anche dopo la sua morte.
Le nuove leve come Marc Jacobs, Jhon Galliano, Tom Ford, Alessandra Facchinetti, Stella Mcarteney, Frida Giannini e tanti altri hanno mosso i loro primi passi nelle grandi case di moda (insomma hanno iniziato alla Forrester ma Eric Forrester, essendo un uomo attaccato alla tradizione, ha preferito lasciare tutto nelle mani di Ridge) e si sono imposti, poi, con il loro proprio nome nel bel mondo patinato.
E' forse è giusto così.
E' giusto, insomma, che ognuno di loro dia il proprio contributo a quest' arte frivola che è la moda e che gli vengano riconosciuti meriti e demeriti; è un pò meno giusto che i grandi nomi non vedano più la continuità e lo splendore di un tempo ormai perduto e che vengano utilizzati come scuole, per farsi un nome, appunto!
Che ne sarà quindi di Dolce&Gabbana dopo Dolce&Gabbana, che ne sarà di Vera Wang dopo Vera Wang, che ne sarà di Ralph Lauren dopo Ralph Lauren, che ne sarà di Prada dopo Miuccia Prada?
Riusciranno a trovare qualcuno che possa prendere il loro posto?
Il caro Valentino ha venduto miseramente i diritti del suo nome che per tutti noi era una garanzia ma se i risultati devono essere questi prepariamoci ad indossare un tubino nero, un cappello a tesa larga e degli occhiali scuri che nascondano le lacrime per il funerale dei grandi.

Continuatamente vostra, R.

3 commenti:

  1. Hai vinto un premio, vai a vedere http://modaperprincipianti.blogspot.com/2011/01/awards.html =)

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  2. Sai anchio ho pensato a questa cosa. Io credo che, per quanto sia triste, una volta che uno stilista se n'è andato non giusto continuare a produrre a suo nome, alla fine come fanno a sapere che quel tale vestito allo stilista sarebbe piaciuto? Continuare a produrre con una firma di chi non c'è più credo sia come continuare a fare quadri quando un pittore se n'è andato firmandoli a suo nome.
    Non ha senso secondo me, l'unica cosa che credo potrebbero fare è continuare a produrre modelli realmente ideati da lui.
    Io sono ignorante in materia, ma la penso così.

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  3. @Marzia Il tuo similare uno stilista ad un pittore ha espresso esattamente quello che volevo dire. E sono completamente d' accordo sul fatto che dovrebbero riproporre solo modelli originali. Come è stato appunto per la 2.55 di Chanel che ha attraversato le epoche proprio perché era geniale, elegante e -pur subendo varie rivisitazioni- è rimasta la stessa. Però chissà se questa soluzione nel mondo reale funzionerebbe davvero: le donne hanno sempre bisogno di stimoli nuovi e la moda deve offriglierli caldi, su un piatto d' argento. La grande griffe è come la copertina di Linus: ci culliamo di aver speso bene i nostri soldi pur avendo comprato una novità...
    R.

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