Sono le cinque del mattino di un pigro mercoledì di fine
gennaio. Come ormai succede spesso, non riesco a dormire. Non ho una
connessione decente da qualche ora perché quelli della Telecom hanno deciso che
non me la merito. Hanno deciso che non è giusto che io possa cazzeggiare
allegramente su internet ad una velocità decente. Hanno deciso che niente deve
aiutarmi a passare queste ore di insonnia.
Allora, in barba alle loro tirannie, ho messo su le cuffione da DJ (Che David
Guetta #LevateProprio) e ho aperto un foglio bianco di word. Che mi prendesse
un colpo se non lo facevo da un secolo.
La verità è che ho perso le parole. Ho perso la concentrazione e, quando
succede, non c’è potere che mi possa far battere le dita sulla tastiera. Ed è
una sensazione di impotenza quasi dolorosa per una che delle chiacchiere ha
fatto uno stile di vita.
Il foglio rimane bianco mentre in sottofondo le note dei brani random della mia
libreria ITunes rompono il silenzio della notte. Ma solo nella mia testa…
Il cursore lampeggia come se chiedesse ‘Cosa vuoi dire, Robi?’.
Poi, come per incanto, lo screen saver del mio assonnato Sony Vaio mi ripropone
una foto del mio ultimo viaggio e allora mi lascio coccolare dai ricordi
piacevoli delle settimana più #SenzaPensieri della mia vita.
E allora ho deciso di raccontarvi di Dubai. Ma non della città, che è pazzesca,
né delle persone o del cibo: per quello prendetevi una guida Lonley Planet. E
andateci.
Voglio raccontarvi della mia settimana lontana dal mio mondo. Lontana dalle mie
abitudini. Lontana dalla mia storia in un luogo in cui la parola d’ ordine è
futuro.
Erano anni che non partivo con la mia famiglia, senza il mio ragazzo, con
quella spensieratezza che ti fa essere piccola. Erano anni che non staccavo
completamente con quella che sono.
Quando, ad ottobre, mia mamma mi propose questa crociera negli Emirati Arabi Uniti
ero scettica: credevo che questo tipo di vacanza non facesse per me. Io sono
una che non può stare chiusa in un posto e il pensiero di non poter ‘scappare’
dalla nave un po’ mi soffocava. Però, diamine, mi sono detta che non mi sarebbe
ricapitata tanto presto un’ occasione del genere. Un’ intera settimana con la
mia famiglia, un’ intera settimana in cui non sono un’ adulta fatta e finita ma
sono figlia, ragazzina… E per di più a Dubai!
Come fu e come non fu il quattro gennaio del venti13 ero comodamente seduta su
un Charter della Costa Crociere diretta al porto di Dubai.
Atterrata, dopo un attimo di sconforto al pensiero di un’ intera settimana
senza connessione 3G nell’ IPhone, ho cominciato a godermi il mio tempo. Il mio
tempo senza orologio; senza sveglie puntate ad ogni ora del giorno e della
notte; senza internet, e-mail e Facebook; senza il pensiero di dover chiamare
nessuno; senza la voglia di farmi sentire ne di sentire nessuno al di fuori di
quegli sconosciuti che erano in viaggio con me.
Sconosciuti che in una settimana sono entrati a far parte della mia vita.
‘Vedrai Robi’ diceva Madre ‘gli altri ragazzi sono tutti adorabili, vi
troverete bene, tu e le tue sorelle’
E così è stato.
Ho condiviso risate spensierate.
Ho condiviso esperienze ilari, di quelle che ti fanno sorridere nel sonno
ripensandoci.
Ho condiviso la visione di posti belli da togliere il fiato.
Ho condiviso la conoscenza di una cultura che a noi sembra arretrata ma che, in
realtà, sa che cosa vuol dire guardare al futuro e sa benissimo come arrivarci.
Ho visto paesaggi futuristici immersi nell’ arido deserto.
Ho visto il sole di un arancio sconvolgente (Che dovrebbero farci un Pantone)
spegnersi nel cielo blu chiaro del deserto sul giallo ocra della sabbia.
Ho mangiato in un’ oasi la carne arrostita da un beduino e sono salita su un
cammello.
Ho scotolato granelli di sabbia da posti in cui non si dovrebbero assolutamente
scotolare granelli di sabbia.
Ho ballato sulle note avvolgenti della musica araba. E l’ ho fatto fino a
perdere il fiato, fino a rilasciare l’ adrenalina, fino alle lacrime piante
dalle risate.
Ho mangiato la pizza all’ una di notte accompagnata da una tisana alla melissa
e ho fatto colazione con le uova.
Ho visto il posto che io immagino come il paradiso: un centro commerciale da
1800 negozi; con tutte le catene di caffetterie e ristoranti più famose al
mondo; con un enorme acquario con tanto di squali e una pista da sci.
Ho finalmente capito la pubblicità della Costa in cui i protagonisti piangono
come fontane al ritorno: questa è davvero la vacanza che ti manca. Su quella
nave ti senti protetto e non costretto. Ti senti voluto bene. Tutti ti
sorridono. Tutti ti coccolano.
Ho vissuto senza pensieri di sorta.
Una settimana fuori dal tempo e dallo spazio. Immersa nella mente vuota di chi
può fare tutto perché ha la libertà di scegliere. In compagnia delle persone
che amo di più al mondo, la mia famiglia, e di quelle che sono entrate di
diritto in quella piccola cerchia che chiamiamo amici.
E allora capite il perché del titolo #MissingDubai. Non per la città, non per
il caldo, non per il cibo, non per i tramonti ma per il modo in cui stavo:
bene. Come non succedeva da tempo.
Che posti meravigliosi! Mi hai messo voglia di partire, subito!
RispondiEliminaTi auguro di ritrovare la tua serenità.
Un bacio, cara.
P.S.: ma quante sorelle siete?!?!?!?
Tre in tutto! E io sono la maggiore :D
EliminaRobi
Una settimana lontana dal mondo vero e con le persone più amate è un sogno!
RispondiEliminami sembra sia stato un viaggio rigenerante! dovrei pure io mi sa... mi fa piacere tu sia stata bene! un bacione
RispondiEliminaL'importante è questo.. STARE BENE <3 . Un abbraccio, Mery.
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