venerdì 13 gennaio 2012

45 giorni a Vogue #Chapter 22



Cerco su Google il numero dell’ albergo di Filippa e lo compongo frettolosamente sulla tastiera del cellulare. Filippa non risponde al suo telefono ed inizio ad essere davvero preoccupato: l’ avrò chiamata almeno cento volte nelle ultime sei ore. 
“Buongiorno, cercavo la signorina Filippa Torre. Alloggia da voi!” dico alla voce lontana dall’ altra parte del telefono. Un crescente senso d’ ansia si è impadronito di me. Non sento Filippa da quando è atterrata, quasi ventiquattr’ ore fa. Un misero sms quando ha messo piede in America e poi più nulla. Non è da lei sparire così.
“Mi scusi ma la signorina Torre ha disdetto la prenotazione telefonicamente ieri pomeriggio. Ha detto che a causa di un imprevisto non si sarebbe trattenuta in città. Mi spiace non poterle essere utile” dice la voce gentile. 

“Ha disdetto la prenotazione?” chiedo incredulo.
“Si, ieri. Poche ore prima del suo arrivo”
Ringrazio e riaggancio. Sono senza parole. Senza idee: dove diavolo è finita Filippa? Per quale motivo ha disdetto la prenotazione dell’ albergo?
Scosto leggermente la manica del maglione per vedere che ore sono: è quasi l’ una di notte. Vorrei chiamare Arianna per sentire se lei ha notizie di Filippa ma ho paura di svegliarla. Rigiro il cellulare qualche minuto in mano prima di decidere. Non m’ importa: che si svegli pure; ho bisogno di avere notizie di Filippa. Cerco nella rubrica il numero del telefono dell’ appartamento di Filippa e Arianna e schiaccio il tastino con il telefono verde. Passa qualche minuto prima che una voce assonnata dica “Pronto”. 
“Arianna, perdona l’ ora, sono Enrico”
“Oh, Enrico. Buongiorno o… Buonanotte, immagino”
“Buonanotte. Volevo chiederti se hai notizie di Filippa. Non la sento da quando è partita, ho chiamato al suo albergo ma mi hanno detto che ha disdetto la prenotazione telefonicamente ieri pomeriggio”
“Ha disdetto la prenotazione? E perché mai avrebbe fatto una cosa del genere? Dove alloggia, allora?” chiede Arianna. Il tono è confuso ma non capisco se a causa del sonno o della notizia che le ho dato. 
“Così mi hanno detto quelli dell’ hotel. Tu l’ hai sentita?”
“No. Non da quando è partita. Le avevo detto di mandare un sms appena atterrava ma non ho più avuto sue notizie. Poi, tra gli esami e il turno massacrante al pronto soccorso non ci ho più pensato. Quando sono arrivata a casa, un paio d’ ore fa, ero talmente stanca che mi sono addormentata vestita” mi spiega Arianna. 
“Mi spiace moltissimo averti svegliato ma sto dando di matto. Non è da lei un comportamento del genere, inizio a pensare che le sia capitato qualcosa” 
 “Non fasciarti la testa prima che piova” annuncia saggiamente Arianna. Poi sbadiglia pesantemente. 
“Prima che piova? Arianna torna a dormire che è meglio!”. Capisco che non è molto presente con la testa, la saluto.
“Fammi sapere” dice. Riattacca. 
Mi siedo di nuovo alla scrivania e lascio che la luce del computer acceso avvolga i miei pensieri confusi. Dove diavolo si è andata a cacciare. Potrei provare a chiamare sua sorella Claudia ma a che pro? Magari farei agitare la sua famiglia senza motivo: se non si è fatta viva con Arianna dubito che abbia dato spiegazioni della sua improvvisa latitanza a sua sorella. 
Rigiro il cellulare in mano in attesa di un’ idea. 
Passano i minuti ma nessuna lampadina si accende nella mia testa. Non ricordo che mi abbia mai parlato di amici che stessero a New York ne che avesse l’ intenzione di cambiare la prenotazione dell’ albergo. Più ci penso più non riesco a trovare una spiegazione valida al suo comportamento. Ma appena la becco mi sente, ah se mi sente! Non può volare dall’ altra parte del mondo e sparire nel nulla. Sto uscendo di testa. Controllo l’ orario: le quattro del mattino. Il sonno se n’è andato. Forse non è mai arrivato. Il mio pensiero è oltreoceano e la sensazione che sia successo qualcosa di brutto mi perseguita diventando sempre più insistente.
Smuovo il mouse e aggiorno il sito dell’ aeroporto di New York. Il suo volo risulta atterrato in orario. E se andassi a New York? Mentre osservo paziente lo schermo del computer sulla scrivania e aspetto che il sito dell’ Alitalia carichi i voli da Milano per la Grande Mela finalmente il mio cellulare suona. ‘Filippa’ lampeggia placido. Tiro un sospiro di sollievo: è viva!
“Filippa! Grazie al cielo. Ho pensato il peggio. Dove diavolo sei finita? Ho chiamato in albergo e mi hanno detto che avevi cancellato la prenotazione; ho chiamato Arianna e stavo per allarmare la protezione civile” le sviolino addosso senza darle la possibilità di aprire bocca. 
“Sono Davide” arriva dall’ altra parte della cornetta. Non sentivo la sua voce al telefono da anni. Così tanti anni che quasi non l’ avrei riconosciuta se non fosse stata la stessa di sempre. Intorno a me è tutto buio, solo la luce bluastra del pc mi ricorda che sono ancora a casa mia, a Milano. 
“Davide dov’ è Filippa? Passamela immediatamente!” grido. 
“Enrico cerca di stare calmo. In questo momento non posso passartela. Sarebbe il caso che tu prendessi il primo aereo per gli Stati Uniti e venissi qui più in fretta che puoi” 
Sento il sangue nelle vene gelarsi. I pensieri si fermano e appassiscono come fiori in mezzo alla neve. “Davide cosa è successo?”. Ho quasi paura a chiederglielo. 
“Abbiamo avuto un incidente. Una macchina di grossa cilindrata ci è venuta addosso. Ha preso in pieno il sedile del passeggero dove vi era seduta Filippa. Per fortuna eravamo con l’ Escalade di Ina, quella macchina è indistruttibile. La buona notizia è che Filippa è viva e vegeta. La cattiva notizia è che la stanno operando in questo istante per rimetterle apposto la spalla”
“La stanno operando? Filippa è sotto i ferri? Cristo Santo…” non riesco a credere alle mie orecchie. Un misto di paura e rabbia si sta formando dentro di me. In quel punto preciso, a metà del petto, che non è più cuore ma non è ancora stomaco. Perché Filippa non era in albergo, al sicuro? Dove stava andando con Davide? Perché c’ era la mia donna in quella fottuta macchina?
“Purtroppo la scocca dello sportello si è piegata dopo l’ urto ed ha preso in pieno la spalla destra di Filippa che era incollata al sedile per via della cintura di sicurezza. I dottori dicono che dovrà rimanere immobile per quindici giorni e poi portare un tutore ma non sanno ancora per quanto, aspettano l’ esito dell’ operazione. L’ ortopedico era fiducioso, ha detto che –trattandosi di un soggetto giovane- la ripresa dovrebbe essere veloce” 
Lascio cadere il telefono e mi accascio sulla sedia. All’ improvviso sento tutta la stanchezza della notte in bianco appena trascorsa. 
Non riesco a raccogliere i pensieri, non riesco a muovere nemmeno un muscolo. Per la prima volta, in vita mia, non riesco a respirare. Il pensiero di averla persa, che mi ha attraversato l’ anima nel secondo in cui mio fratello ha nominato la parola incidente, è stato devastante come un uragano. Mi sono spogliato tante volte nella mia vita -forse troppe, con donne che di me non volevano altro che il nome, le stesse donne che per me sono state solo uno sfogo- ma mai mi sono sentito messo a nudo come con Filippa. Lei ha suonato la mia anima toccando tasti che non credevo nemmeno di avere. Mi sono innamorato di lei nell’ istante in cui ho incrociato i suoi occhi. Mi sono perso nella curva miracolosa del suo sorriso la prima volta che l’ ho vista, spaesata nei corridoi del grande mostro sacro della moda: Vogue. La sua dedizione al lavoro e alla rivista era quasi religiosa. Eppure si è concessa a me rischiando tutto. Con lei, per la prima volta, ho fatto l’ amore. Con lei, per la prima volta nella mia vita sentimentale incasinata, ho incontrato me stesso. E mi è piaciuto, Dio se mi è piaciuto! Con lei ho riso e goduto; con lei ho baciato e mi sono nascosto; ho pianto quando a Parigi credevo che non avrebbe dato una possibilità a noi.
Il pensiero di Filippa stesa su un lettino freddo e d’ acciaio in una sala operatoria dall’ altra parte del mondo mi terrorizza. Davide ha detto che non è nulla di grave; che –grazie a tutti i Santi in cielo- sta bene; eppure non riesco a muovermi. La sento lontana. Sono terrorizzato e tormentato dalla voce di Davide che dice ‘incidente’. 
Trovo la lucidità in un angolo del mio cervello che mi dice di alzarmi, di muovermi e correre da lei. Prendo il Blackberry da terra e chiamo Arianna di nuovo. Sono le cinque del mattino. 
“Arianna, sono Enrico, di nuovo. Filippa era con Davide: hanno avuto un incidente. La spalla di Filippa è rimasta ferita in seguito all’ urto e adesso è in sala operatoria” 
“Che diavolo stai dicendo?”
“Arianna sto dicendo che non ce la faccio ad affrontare otto ore di volo da solo pensando a lei incosciente. Ti prego vieni con me” 
“Ehm… Il passaporto, devo cercare il passaporto. E mi devo fare la valigia. La si gela. Ah si, io devo andare a lavoro. No, ok, non ci vado. Ok, allora mi vieni a prendere e andiamo. Quindi adesso mi devo alzare dal letto”. Arianna fa una pausa lunghissima. Si è riaddormentata, penso. 
“Oh Cristo” grida interrompendo il silenzio “Filippa ha avuto un incidente? La stanno operando? Ma come è successo? Che ci faceva con tuo fratello? A me quel tipo non è mai piaciuto, mi spiace dovertelo dire, ma non mi ispira nulla di buono. Ah ma mi sente questa volta. L’ altra volta l’ ho coperta perché siamo amiche da… Ehm… Si, quindi ti aspetto, mi preparo in un lampo” conclude. 
“L’ altra volta? Quale altra volta?” chiedo. Ma di cosa sta parlando?
“Quale altra volta?”. Arianna mi fa da eco. 
“Io non lo so” alludo. 
“Io nemmeno. Che ci fai ancora a casa, muoviti. Dobbiamo andarci a riprendere Filippa!”


Il primo volo per New York da Malpensa parte alle dieci del mattino, se tutto va secondo i piani, saremo da lei prima ancora dell’ ora di pranzo, secondo il fuso orario. 
Fisso Arianna, è seduta accanto a me e sembra non si sia ancora resa conto di dove si trovi. Se non ci fosse stata lei avrei dato di matto. Il solo pensiero di perdere Filippa mi uccide. E la colpa di tutto, come sempre, è di Davide. Mio fratello ha questa innata capacità di allontanare da me le persone che amo di più per i suoi stupidi capricci. Ma questa volta è diverso: non gli permetterò di portarmela via a meno che non sia lei a volerlo. Sembrerà impossibile ma è questa l’ unica cosa che ho imparato da mia madre riguardo l’ amore: se ami qualcuno devi essere altruista, devi dargli ciò che desidera incondizionatamente fosse anche la cosa che ti fa più male. Lei ha scoperto di amare Vogue più di quanto amasse mio padre, lui l’ ha lasciata andare. Non so dirvi se sarebbe cambiato qualcosa se lui avesse insistito di più. Molto probabilmente no. 
Mi rilasso su sedile stretto dell’ aereo. Il ginocchio sinistro mi sbatte nell’ angolo duro del tavolino pieghevole. La posizione non è delle più comode ma mi addormento ancor prima di rendermi conto che siamo partiti. 

Continua...
Licenza Creative Commons
Permissions beyond the scope of this license may be available at robilandia11@gmail.com.

5 commenti:

  1. Che io soffra d'insonnia è pressochè risaputo, poi quando me ne sto per andare a letto tu mi pubblichi questo.. Dovevo leggerlo!

    Bellissimo, ma ti pregooo continua! Devo sapere!
    In Enrico rivedo tanto il mio amore, sarà per questo che detesto Davide?

    Bellissimo Robi.

    RispondiElimina
  2. Si però sono ancora incavolata con Filippa.
    Per fortuna non è niente... ma Enrico è davvero un amore, si merita il cuoricino nell'immagine del capitolo, davvero.

    RispondiElimina
  3. Che tesoro Enrico!!! Eppure non riesco ad odiare davide... lo si può accoppiare con Arianna così siamo tutti contenti??? :D

    RispondiElimina
  4. Ahahahah Lucia! Grandissima!

    Ahh Santo Enrico..io l'avrei mandata a quel paese ahahah

    RispondiElimina
  5. Ma perché a quel paese??? In fondo quella poverina non ha fatto nulla di male e per giunta si è presa una macchina sulla spalla :D

    RispondiElimina

Dimmi la tua!