venerdì 4 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 10




"Gentile Signorina Torre, 
siamo lieti di informarla che il suo profilo è stato selezionato per il colloquio per il posto di lavoro come junior editor con contratto annuale presso la pubblicazione Vogue America. La aspettiamo il cinque dicembre alle ore 10.15 presso gli uffici di redazione, Time Sq. 42 st. New York City, New York.
Tim Hockword,
Cordiali saluti."

Stampo quelle poche righe, metto il foglio in borsa e prendo le mie cose dalla scrivania. Infilo il cellulare in tasca e corro agli ascensori. Torno a casa. Non posso credere ai miei occhi. Non può succedere adesso. Non ricordavo nemmeno di aver fatto domanda per Vogue America. Beh, lo ricordavo benissimo ma non credevo che mai e poi mai mi avrebbero conttatata per il colloquio. E non avevo messo in conto che -qualora fosse successo- avrei trovato una ragione per voler rimanere a Milano. 
"New York. Capisci cosa intendo? Nove ore di volo, sei di fuso orario e l' oceano in mezzo" dico ad Arianna fissando la mail stampata che tengo in mano. I bordi del foglio si sono leggermente accartocciati sotto le mie dita. Vorrei piangere ma non sono sicura se lacrime di gioia o di dolore. Vabbé, dolore no. Però capite che intendo? Lo capite, vero? Bene perché Arianna non lo capisce.
"Io non capisco quale sia il problema. Hai fatto tu la domanda per lo stage a Milano, New York e Londra. Ti hanno preso a Milano e adesso ti convocano per un colloquio a New York. Dovresti ballare sui tavoli per la felicità. Non hai sempre detto che Vogue America è il Paradiso? Bene, vai e guadagnati il tuo posto il Paradiso, baby!"
Le sue parole risuonano profetiche. Arianna sa bene perché sto facendo tante storie. La mia coinquilina si siede accanto a me nel letto e mi accarezza la schiena. 
"Filippa fai quel colloquio. Prepara la valigia, fai il biglietto aereo e parti. Se Enrico è davvero quello giusto sarà felice per te. E poi non è sicuro che ti prendono! Forse stai facendo tante storie e poi, in realtà, loro voglio Lara Ferrandi" mi sorride.
"Devo partire alla fine dei miei quarantacinque giorni a Vogue, magari mi farà bene allontanarmi un po' da Milano" rifletto a voce alta. "Devo dirlo ad Enrico?" chiedo ad Arianna.
"Perché no? In fondo è solo un colloquio e comunque se decidi andare si renderà conto che stai cabiando continente. Insomma potrebbe accorgersi che non sei più in Italia" 
"Magari dopo la festa in maschera. A propostito, nella borsa ho un invito in più per per Claudia. Volevo chiamarla per avere notizie di Davide così ho una scusa per intavolare il discorso" 
"Ottimo piano! Immagino che da Enrico non sei riuscita a sapere nulla sulla faccenda 'fratello apparso dal nulla'!" dice Arianna allegra. Mi da un buffetto sulla fronte ed esce dalla mia stanza. 
Mi stendo sul letto con i piedi penzoli. Wow. New York. Ci sono stata due volte: la prima avevo dodici anni e mia madre aveva deciso di portare anche me e Claudia ad un congresso durante il quale sarebbe stata relatrice. Mentre lei lavorava papà ci aveva portato in giro per la città e da subito l' avevo trovata magica nonostante non capissi a pieno quello che mi circondava. Ho ancora la fotografia che mi scattarono insieme ad un uomo vestito da Spider Man davati Fao Schwarz appesa sopra la scrivania nella mia stanza a casa dei miei. La seconda volta sono andata con Arianna subito dopo la laurea specialistica. Abbiamo affittato un piccolo loft nel Village e abbiamo girato lo stato di New York in lungo e in largo. Bei tempi, ci ripenso sempre con un po' di nostalgia. Ma adesso nella mia vita c'è Enrico e, volente o nolente, quella spenzieratezza che ha contraddistinto i miei giorni l' ultima volta che sono stata a New York è svanita lasciando il posto ai dubbi. 
Capite perché non volevo innamorarmi? Perché innamorarsi, inevitabilmente, comporta avere legami e i legami ti tengono incatenata. Il colloquio a Vogue America è un' opportunità talmente grossa che sarei completamente matta se la scartassi a priori solo perché adesso c'è Enrico nella mia vita. Ma posso rinunciare a lui? No. Posso rinunciare al mio lavoro? No. Si può essere perfettamente felici e allo stesso tempo drammaticamente infelici? A quanto pare. 

Maschere d' altri tempi e la coture dei grandi nomi riuniti nella stessa sala. Piccole lanterne cinesi color del latte scendono dal soffitto e raccontano un' atmosfera magica.  Odore di lacca e Chanel n°5. Lunghi guanti accarezzano le braccia magre delle signore. Le gambe sono coperte da metri e metri di stoffa pregiata. Bianco, avorio, champagne o nero: nessun vestito passa inosservato. 
Il ballo in maschera organizzato da Vogue è uno di quegli eventi che nessuno dimentica di segnare in agenda. Anita Lozzani manda gli inviti alla fine dell' estate a tutti i nomi del bel mondo che contano. Ci sono i direttori delle maggiori testate di moda del mondo, le ereditiere e le principesse. Nemmeno la fata turchina di Cenerentola avrebbe potuto fare un lavoro migliore. La magia che si respira stasera al Castello Sforzesco è degna delle migliori favole di Walt Disney. 
Tutti gli stilisti fremono perché un loro abito sia presente stasera e, grazie alle conoscenze di Ferdinanda, sono riuscita ad avere uno splendido vestito di Azedine Alaia color oro. Una cascata di glitter dorati poggiati su morbida seta come una spruzzata di neve fresca. Una profonda scollatura disegna la mia schiena lasciando le scapole scoperte. I capelli scuri sono sapientemente legati in una morbida treccia che si appoggia placida sul seno. Sul volto, appoggiata sul naso, una maschera di raso e lustrini -anch' essa dorata- dal quale dipartono pennacchi e piume. 
Tutti terremo la maschera indosso fino a che Anita non terrà il suo annuale discorso. Saluterà i suoi invitati, farà pronostici per il nuovo anno, ringrazierà il vice direttore e tutti i suoi collaboratori e, infine, chiamerà Enrico sul palco accanto a lei e -insieme- apriranno le danze. Enrico si era proposto di passarmi a prendere ma era troppo rischioso arrrivare insieme al ballo e così ho preferito venire con Arianna. Mia sorella Claudia aveva un impegno al quale non poteva rinunciare con i colleghi dello studio legale: mia madre l' ha già messa sotto. 
I capelli rossi di arianna spiccano sul suo vestito candido, un Dior di un paio di collezioni fa disegnato da Jhon Galliano. Sembra un miscuglio di latte e sangue, di fuoco e ghiaccio. 
Lei ha sempre avuto gli inviti per questo tipo di eventi tramite i suoi genitori e l' anno scorso l' ho supplicata di portarmi al ballo in maschera di fine anno organizzato da Vogue. Chi l' avrebbe detto che, solo un anno dopo, avrei avuto un invito tutto mio. 
"Splendida come sempre, Filippa" mi dice una voce alle mie spalle. La sua mano scivola piano sulla mia schiena nuda. E' Davide. 
"Che ci fai qui? Enrico lo sa?" chiedo. 
"Devo ammettere che sei davvero scortese a differenza di tua sorella Claudia"
"Potrei dire la stessa cosa di te ed Enrico".
"Touchè. Comunque, for the record, non sono tenuto a comunicare tutti i miei spostamenti al caro fratellino. Questa è la serata più importante dell' anno di mia madre: non manco mai" 
"Chissà come sarà contenta" penso a voce alta. 
"Non che mi importi più di tanto quello che pensa ma credo che lo sia davvero. Forse, la cara Anita, nutra ancora la speranza di potermi assoldare nel suo esercito di soldatini pendenti dalle sue labbra. Come Enrico o tu, ad esempio!" ride. 
Delle piccole rughe si formano attorno alla sua bocca quando sorride. Il suo sorriso è amaro ma sembra quasi che ci goda nel puzzecchiare la madre o il fratello. Quasi fosse una rivincita per tutte le volte che è stato messo da parte in favore del lavoro da Anita. 
"Comunque credo di doverti fare i miei più sinceri complimenti" continua Davide. 
"Complimenti?" chiedo. Gli lancio un' occhiata interrogativa. La sua espressione gongolante mi fa venire i brividi: sembra Malefica, la strega della Bella Addormentata, tanto per rimanere in tema di favole. 
"Per il colloquio a Vogue America!" dice come se fosse completamente ovvio.
Ma come diavolo lo sa? Apro la bocca per lo stupore e la mascella mi arriva alle ginocchia.
"Sono pur sempre il figlio di Anita Lozzani, sciocchina. Mi pare che Mary Poppins dicesse di chiudere la bocca a Mike se non voleva sembrare un merluzzo, vorrei darti lo stesso consiglio Filippa" sorride. Mi da un colpetto d' indice sul naso muovendo leggermente la maschera e si allontana. 
Sono senza parole. Se Enrico dovesse saperlo da lui prima che da me uscirebbe dai gangheri. 
Lo cerco con lo sguardo nella sala gremita di gente ma è difficile distingue gli invitati: gli uomini sembrano dei soldatini in divisa, indossano tutti smoking e maschera nera. Dannazione. 
"Ari, Davide sa" le sussurro all' orecchio distogliendola dalla sua animata conversazione con una signora che indossa un voluminoso abito di taffetà rosso scuro. 
"Sa cosa?" chiede lei sussurrando a sua volta.
"Perché sussurri?" le chiedo stranita. 
"Perché sussurri tu" dice lei. 
"Comunque, sa di New York" le dico riassumendo un tono di voce normale.
"E come fa a sapero? Bada che io non l' ho detto a nessuno!" si giustifica.
"Non stavo dubitando di te, tranquilla" la rassicuro. Arianna è un po' ansiosa. "Ha detto che lui è il figlio di Anita Lozzani, testuali parole, e quindi sa tutto!"
Arianna fa un cenno risoluto di approvazione poi apre la bocca come per dire qualcosa ma la richiude subito e muove ancora la testa in un moto di assenzo.
"Si, cosa?" le chiedo spazientita.
"Il suo ragionamento, devi ammetterlo, non fa una piega". La guardo interrogativa ma, indossando una maschera che mi copre buona parte del viso, è difficile che lei capisca che ho bisogno di una spiegazione più chiara. Sorride compiaciuta del suo ragionamento: come pensavo. 
"Perché non fa una piega?" domando. 
"Se io volessi qualche informazione sui dipendenti di mio padre mi basterebbe fare una telefonata alla sua segretaria o, se ne fossi capace, armeggiare con il suo pc. Tu esci con suo fratello con il quale, a quanto pare, non scorre buon sangue. Magari voleva qualcosa a cui appigliarsi per riavvicinarsi alla sua famiglia"
"Io non credo che le sue intenzioni siano queste, staremo a vedere!" sospiro perdendomi nelle mie congetture. Arianna sorride delle sue brillanti intuizioni. Certo che fare un discorso serio con lei delle volte è snervante. Sarò mica io che sono stupida? Un coro di voci si alza dicendo che io sono molto intelligente, solo nella mia testa però. 
Anita chiede l' attenzione della sala battendo un colpetto sul microfono. Indossa uno scintillante abito di Armani Privé argento che le accarezza la figura esile. Piccoli bagliori di luce compongono una sottile cintura che divide in due il vestito. Le spalline sottili attraversano le spalle della direttrice quasi invisibili. 
"Cari amici, cari colleghi,
è per me un onore essere la padrona di casa di questo evento che è diventato immancabile tra gli appuntamenti da ricordare prima delle festività natalizie..."
Anita ringrazia tutti per essere intervenuti e sorride quando, ironicamente, dice che lei non se lo sarebbe mai perso. Finalmente scorgo Enrico. E' ai piedi del palchetto dal quale la madre sta parlando. Il suo vestito di sartoria nero gli cade perfettamente. Le spalle larghe leggermente curve. Il volto rapito dalle parole della madre mentre con le mani giocherella con un bottone della giacca. Sembra tranquillo. 
"Ed ora, come di consueto vorrei aprire le danze insieme a mio figlio" conclude Anita dopo quasi dieci minuti. 
Enrico sale sul palco e tende il braccio alla madre che si appende salda a quel ragazzo che è alto il doppio di lei. Si incamminano fino al centro della sala e partono le note di un valzer lento. Anita rimane tra le braccia di Enrico solo pochi secondi: il loro idillio è subito disturbato da Davide che, con un inchino accennato, chiede la mano della madre al fratello. 
Anita mantiene la gelida compostezza che la contraddistingue mentre Enrico sembra visibilmente infastidito dal gesto di Davide. Madre e figlio continuano a muoversi seguendo le dolci note. Il valzer finisce, Anita fa un cenno d' inchino e invita tutti sulla pista. Quando l' afflusso di gente fa si che l' attenzione si sia allontanata da lei, Anita corre via e Davide la segue. 
"Quell' idiota di mio fratello è sempre pronto a metterci in imbarazzo" mi dice Enrico, evidentemente innervosito, venendomi alle spalle. "Sei splendida, comunque!" mi da un velocissimo bacio sul collo. 
"Enrico!" lo riprendo. 
"Non preoccuparti Filippa, non vi ha visto nessuno" sghignazza Davide. Inizio a pensare che sia come il prezzemolo: dovunque!
"Davide perché non te ne torni a casa?" dice calmo Enrico. 
"Volevo salutare Filippa. Chissà quando la rivedremo!" ammicca. 
"Che vuoi dire?" chiede Enrico. Mi si gela il sangue. 
"Non lo sai? La nostra cara Filippa ha un colloquio alla concorrenza: a Vogue America!"
Enrico si gira verso di me e mi supplica con gli occhi di dirgli che suo fratello è bugiardo. Lo guardo atterrita. Capisce che è vero. Si gira e se ne va. Questa è la volta buona che commetto un omicidio. Arghhh

Continua...

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6 commenti:

  1. Ma ...assoldare un cecchino per uccidere Davide?! :D

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  2. Mmmm che nervi sto Davide...ho già delle mie opinioni a riguardo su dei possibili "finali"....sono in ansia per il prossimo capitolo!

    xoxo
    Alessandro

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  3. Oh ma diamine Davide ma sei scemo?Ok dai abbiamo capito tutti che vuole Filippa per sè... U_U

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  4. Non giudicate male Davide. Secondo me, alla fine, ci stupirà tutti... :D
    GRAZIE mille per i vostri commenti, R.

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  5. ...so che sono un po' indietro (ho iniziato solo l'altroieri a leggerlo), ma posso dire che a me Davide non dispiace come personaggio? é misterioso...

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  6. io invece posso dire che Davide ne se neve tornare a Giblterra e rimanerci?????? >.<''
    e poi Enrico...Smettila di scappare ogni volta!

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