venerdì 11 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 12



"Devo passare in redazione un secondo soltanto. Prendo delle carte che Ferdinanda deve firmare entro oggi e ci vediamo a casa tua!" dico ad Enrico uscendo dal taxi. Lui abita a pochi passi dalla redazione e, dopo la nottata appena trascorsa, ci concederemo un po' di relax nel suo appartamento. Sono elettrizzata all' idea di vedere casa sua. Da quando è cominciata la nostra relazione clandestina il mio appartamento -e di Arianna, ormai siamo un terzetto affiatato nonostante qualche piccola incomprensione- è stato l' unico posto in cui ci siamo rifuggiati. 
Entro nell' atrio del palazzo che ospita la redazione e faccio un cenno di saluto ai due centralinisti seduti dietro il banco della reception. Loro mi fissano interdetti. Abbasso lo sguardo e mi ricordo di avere ancora addosso il vestito dorato. Se Azzedine Alaia mi vedesse in questo momento mi denuncerebbe per oltraggio ad un' opera d' arte. La lunga treccia che mi accarezzava il collo fino a dodici ore fa si è trasformata in una crocchia spettinata. Goccioline di mascara sono colate anche su quel meraviglioso abito oltre che sulla camicia bianca di Enrico e sul camice di Arianna. E, per concludere in bellezza, credo di aver perso anche qualche centimetro di strass.
Pigio il pulsante per chiamare l' ascensore e aspetto. Sogno il momento di potermi levare le scarpe ormai con bramosia. 
"Filippa, il vestito ti è piaciuto così tanto che non sei riuscita a toglierlo?" 
E' Lara Ferrandi. Ogni volta che la vedo tutto diventa buio come se non ci fosse un domani. I suoi capelli finto biondi appicciccati alla fronte come se non vedesse un parrucchiere da anni mi fanno venire l' orticaria.
"Non sono ancora tornata a casa" rispondo acida. In questa redazione lavorano milioni di persone: è possibile che io becchi sempre quella più stupida?
"Ohhh. Che ragazzaccia!" commenta in un tono cameratistico che mi spaventa. Mi poggia una manina ossuta dalle unghie laccate di blu cobalto sulla spalla in segno d' intesa. E' fredda come se fosse morta. E se fosse un vampiro e captasse l' odore del mio sangue? In fondo i vampiri sono così di moda in questo momento. Ok: sto letteralmente impazzendo!
"Ho passato la notte in ospedale!" le dico. 
"Siete finiti addirittura in ospedale? Una volta ho visto un programma in tv in cui due ragazzi sono dovuti andare al pronto soccorso perché lui aveva un pearcing proprio li, capisci che intendo?, li li". La fisso sconcertata. "Sveglia Filippa, ce l' aveva sulla punta del suo... Daiiii... Capito?". Fa uno strano verso simile al ghigno di una iena ridens.
"Si. Lara. Era chiaro" le rispondo maledicendo ogni singolo secondo che mi divide dall' apertura delle porte dell' ascensore. 
"Beh si era incastrato nella gola della ragazza e non riuscivano più a staccarsi". La sua faccia seria nel raccontare questa storia inverosimile è incantevole. Dovrebbe lavorare in qualche programma comico.
Le porte dell' ascensore finalmente si aprono. Esco come se avessi il turbo e scappo verso l' ufficio di Ferdinanda. Sento Lara in sottofondo biascicare qualcosa che non capisco né mi interessa. 
"Filippa". Dannazione. La Lozzani proprio ora no! E invece la Lozzani proprio ora, si!
"Anita, buongiorno". Sento il viso in fiamme. Accenno un sorriso rilassato.
"Ho saputo solo poche ore fa che Ferdinanda ha avuto un malore ieri sera. Perché non sono stata avvertita subito?" chiede. Stranamente sembra abbastanza calma.
"Eravamo sulla terrazza ovest quando Ferdinanda ha avuto un capogiro ed è svenuta. Non sapendo cosa fare abbiamo chiamato un' ambulanza. Io sono rimasta con lei tutta la notte" dico fissandomi il vestito a mò di spiegazione.
"Chi c' era con voi?" chiede Anita. 
"Ehm... Dove?" temporeggio. Cosa le devo dire? E se mi chiede notizie più dettagliate su Ferdinanda? Le devo dire che è incinta? 
"Sulla terrazza" dice come se fosse ovvio.
"Sulla terrazza? Ah... Beh... Sulla terrazza... Non so... C' era un po' di gente... Trambusto..." farfuglio. 
"Mi figlio Enrico è venuto con voi in ospedale?" chiede direttamente.
"In ospedale?" 
"Per l' amor del cielo Filippa. Capisco che sei turbata dalla nottata appena trascorsa ma mi pare che adesso Ferdinanda stia bene. C' era o non c' era Enrico con voi?"
"Enrico? Beh, era sulla terrazza. Dopo che sono arrivati i soccorsi non so..." mento. Sono in un lago di sudore nonostante indossi un vestito senza maniche e sono certa di avere perfino le orechcie fucsia dalla vergogna. 
"Devi essere molto stanca. Prenditi pure la giornata libera" dice incerta Anita accennando un sorriso. Mi oltrepassa e se ne va digitando frettolosamente sul suo Blackberry. 
Fiuuuu. Tiro un sospiro di sollievo. 
Mi infilo nell' ufficio di Ferdinanda e comincio a stampare le mails alle quali deve rispondere assolutamente, le prendo le carte che deve firmare e i servizi fotografici da rivedere. 
Sento bussare alla porta dell' ufficio: sarà qualcuno che cerca Ferdinanda. 
"Avanti" dico mentre continuo a digitare sulla tastiera del computer. Il mio capo manca da poche ore e già ha un mucchio di lavoro arretrato. "Ferdinanda non rientrerà prima di due giorni" comunico a chiunque mi stia davanti. 
"Sono qui per vedere te". Alzo gli occhi dallo schermo del computer e mi ritrovo davanti Davide. Ma come è possibile che... Che faccia tosta presentarsi in redazione dopo il casino che ha combinato!
"Se il tuo intento era di aggiungere un' altra tacchetta al muro dell' odio, beh, caro Davide, ci sei riuscito. In pieno. Non avevi nessun diritto di intrommeterti tra me e tuo fratello" dico risoluta.
"Sono qui per scusarmi" dice mesto. 
Lo fisso incredula. "Credi che basti scusarti? Ho passato una nottata infernale a causa tua. Nemmeno se ti vedessi camminare in ginocchio sui ceci credo che ti crederei"
"Devi credermi"
"Devo? E chi me lo impone?"
 "Vorrei invitarti a cena. Per parlare" dice. 
"Non se ne parla nemmeno". Enrico mi taglierebbe le gambe. E comunque io non ne ho nessuna voglia. 
"Solo una cena. Poi torno a Gibilterra" 
"Davide credi veramente che io voglia mettere a repentaglio, ancora una volta, la mia storia con Enrico per colpa tua?" 
"Non devi dirglielo per forza" 
"Hai uno strano modo di concepire le relazioni" dico ridendo. 
"Solo una cena, ho bisogno di parlarti"
"Non è necessario andare a cena fuori per parlare. Dimmi pure" gli dico in tono di sfida. 
"Non essere sciocca. Hai detto di voler sapere cosa è successo? Sono pronto a raccontarti tutto. Non mi va più di essere il cattivo della situazione"
La sua proposta è allettante, lo ammetto. I suoi capelli castano chiaro sono leggermente spettinati. Le rughe attorno agli occhi, che tanto mi avevano impressionato essendo uguali a quelle di Enrico, sembrano più profonde che mai. I suo sguardo è spento: non c'è più quel guizzo malizioso che l' ha sempre contraddistinto. Sembra quasi sincero ma non posso uscire con lui a cena. E' fuori discussione: la mia storia con Enrico viaggia su un filo talmente sottile che è più facile che si spezzi piuttosto che rimanga integro e questo non farebbe che peggiorare le cose. 
"Non posso, mi spiace". I nostri occhi rimangono fissi gli uni sugli altri per dei secondi interminabili. Davide capisce che sono sincera e, anche se la proposta di sentire la sua versione è interessante, non posso fare questo ad Enrico. 
Davide infila la mano nella tasca interna della giacca ed estrae una penna elegante laccata di blu. Afferra un foglietto dalla scrivania di Ferdinanda e non faccio in tempo a protestare per dirgli di non toccare nulla. Scrive, con una calligrafia chiara e decisa, un numero di telefono e un indirizzo. "Mi trovi qui fino a dopo domani" la sua voce è soave. Piega il foglietto e me lo mette in mano. Il suo tocco è allusivo: una piccola scarica elettrica mi percorre il braccio. Con una mano mi tiene il polso con l' altra poggia il foglietto ripiegato sulla mia mano e piega delicatamente le mie dita fino a formare un pugno. 
"Ci vediamo domani sera" dice. Si ricompone, rimette la penna al suo posto ed esce dall' ufficio di Ferdinanda. Rimango inebedita alcuni minuti a fissare la porta chiusa di fronte a me. Solo il suono del mio cellulare mi riporta alla realtà: è Ferdinanda. 
"Filippa hai preso tutto quello che ti ho chiesto? Ho un sacco di cose da fare e sono blocc..."
Non sto ascoltando: la mia mente è altrove.

Continua...

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