sabato 5 novembre 2011

Dieci capitoli e non sentirli.

Quando ho iniziato a scrivere questa storia ho lasciato che le idee passassero attraverso le mie mani e si poggiassero sui tasti del pc. Non ci ho messo la testa, solo il cuore. Niente ragione, solo fantasia. Perché il primo incontro di Filippa ed Enrico l' ho immaginato un sacco di volte. Ho immaginato un ragazzone alto due metri che bussava alla mia casa di Milano, che però non è un attico ma ha la catenella dorata appesa alla porta che tintinna ogni volta che si muove. Mi piaceva l' immagine contrastante della ragazza che lavora a Vogue con il pigiamone di pail e il naso rosso come quello di Rudolf la renna di Babbo Natale. Nella mia testa riesco a vedere con gli occhi di Filippa e con le mie parole ho voluto che anche voi, a chi è capitato di leggere qualche riga e a chi si è affezionato a loro, potesse far parte di questo piccolo mondo. Mi piacciono le persone che si amano, quelli che lo fanno davvero credendo nel futuro. E Filippa questo futuro lo immaginava solo fatto di lavoro: un porto sicuro dove ormeggiare tutti i giorni. Poi ha dovuto affrontare la tempesta dell' amore e non se l' aspettava. Non l' aveva messo in conto, segnato sull' agenda. Ma l' amore ha un sapore meraviglioso ed è travolgente: come si fa a resistere? Cristo, non si può! E poi, perché diamine dovremmo resistergli? La vita è troppo corta per farsi degli scrupoli. Meglio un ricordo che un rimpianto. Sempre.
Adesso si trova a metà strada tra due figure di se stessa nel futuro. Da un lato c'è l' immagine di Ferdinanda: composta, sicura e realizzata che si ritrova sola e incinta. Dall' altro c'è la prospettiva di perdere la sua unica possibilità di lavorare nel posto dove si è sempre immaginata in favore della sua vita privata. Si può avere l' uno e l' altro? Forse. Lo scopriremo, io compresa, con l' andare avanti della storia. Delle nostre vite in generale. Perché a me scrivere serve a questo. Mi serve a mettere ordine, a vedere nero su bianco quello che mi succede attorno ed avere il tempo di analizzarlo. Perché io, molto spesso, vedo il mondo come lo vede Arianna: dorato con qualche sfumatura di rosa. E come lo imposta Filippa: scandisco il mio tempo maniacalmente per non perdermi niente ma alla fine sono sempre puntualmente in ritardo. E come lo percepisce Enrico: faticando ogni giorno per affermare la mia personalità in un momento in cui ci ritroviamo ad essere dei soldatini. E come lo vede Davide: mi ribello a quello che non mi piace mostrando, a volte, un lato cattivo e scuro.I capitoli di questa storia arrivano quando la mia mente disturbata decide che è arrivato il momento. Sono impulsivi. Incontrollabili. Per questo può passare un giorno come una settimana tra un capitolo e l' altro. Me ne scuso ma questo è uno degli aspetti che più mi contraddistinguono: l' incostanza. Non sono fatta per le pressioni e per le scadenze. Certe volte è davvero frustrante, certe altre meraviglioso.
Dieci capitoli e non sentirli. Brindo con voi ai prossimi dieci con un mega grazie anche solo di essere passati dalla mente incasinata di una a cui piace fantasticare.


P.S. Il logo di 45 giorni a Vogue che vedete in questo post è un regalo di Claudia che io e Filippa non smettiamo mai di ringraziare. 

Al prossimo capitolo, ancora grazie, R.

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4 commenti:

  1. *_*
    Io brindo ai prossimi 30 và! :D

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  2. Ecco il lato bello della rete......la lettura e la scrittura di un vero e proprio racconto, che non ha nulla da invidiare ad alcuni libri, che passano senza vincoli, senza filtri tramite un blog!
    Aspettando il seguito...^__^
    Complimenti.

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  3. Grazie a te per voler condividere questa storia.. Ammetto di essere rimasta un pò indietro, ma ora che sono dotata di connessione - si spera ovunque - ti Sguirò più spesso!!!!!!

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