martedì 4 ottobre 2016

Giorno 276 - L'Allieva

Giorno 276 - 4 Ottobre 2016 



Prima Puntata
Sindrome da un cuore sospeso.



Stasera andrà in onda la seconda puntata della fiction di Rai Uno L'Allieva, liberamente tratta dai romanzi di Alessia Gazzola. 
Ho aspettato questa fiction con la stessa trepidazione con cui, a 14 anni, aspettavo lo squillo della buonanotte del ragazzo che mi piaceva.
Un po’ perché dove ci sono medici e ospedali mi sento a casa.
Un po’ perché la scrittrice di romanzi dai quali è tratta la fiction è una collega; ci siamo laureate nella stessa università!
Un po’ perché io mi sono iscritta a medicina con la fermissima convinzione di voler fare il medico legale (per poi cambiare ideal quinto anno e optare per una tesi sperimentale in pediatria sui vaccini e finire, invece, in una specializzazione chirurgica!).
E poi c’è Lino Guanciale e già questo vale da solo l’intera serie.

Partiamo subito con le cose positive e ci lasciamo l’amaro alla fine.
Quando è finita la puntata mi è rimasto addosso il desiderio di vedere immediatamente la successiva. Non mi succede con tutte le fiction, anzi, spesso, quelle della TV nostrana sono talmente fatte male che vorresti prendere i soldi del canone e farli ingoiare a Renzi.
Con questo, però, non voglio dire che questa sia stata fatta bene.
Alessia, perdonami, io ti adoro e adoro il tuo modo di scrivere; ho speso 16 euro e 90 ogni volta che tu hai pubblicato (tranne una volta, ma ci arriviamo a breve) e ho divorato ogni romanzo.
Però… c’è un però…

La prima puntata della serie è tratta dal Prequel de L’Allieva uscito postumo al primo romanzo. Se non ricordo male, tra il secondo ed il terzo episodio pubblicati. Essendo io già avanti con la storia non ho comprato ‘Sindrome da un cuore sospeso’ perché odio i Prequel (Vedi il disasostroso Prequel di Sex and the City che io l’avevo preannunciato che sarebbe stata una catastrofe!) e perché io sono solita voler sapere ‘come va a finire’ piuttosto che ‘come è iniziata’. Per questo motivo credo di essermi abbastanza goduta la puntata: non avevo aspettative.

Una nota negativa per Alice Allevi o, in definitiva, per chi la interpreta. 
Alessandra Mastronardi è antipatica come la pioggia quando esci dal parrucchiere e sei entrata con un sole tropicale. Le sue gengive infinitamente lunghe e quell’ espressione sempre stampata in faccia, un misto tra ‘non sto capendo un cazzo di quello che dico e che faccio’ e ‘sono troppo figa’, me l’hanno fatta detestare ne I Cesaroni e ancora di più adesso.
E, cosa da non sottovalutare, argomento che ha creato un sovraccarico di messaggi su Whatsapp nel gruppo delle colleghe: è vecchia! Questa ha quarantotto anni, altro che novella laureanda in medicina! Ne mancavano attrici più giovani? Più brave? Se proprio dovevate prendere un’ ottugenaria con la faccia da gattamorta svampita allora io avrei puntato sulla sempreverde Cristiana Capotondi. Vecchia è vecchia ma almeno è simpatica!



Anche l’ attore che interpreta Arthur mi ha deluso. Al contrario della Mastronardi, stagionata come una forma di parmiggiano, questo l’hanno pescato direttamente alle scuole elementari. Io Arthur, nonostante abbia sempre patteggiato per Claudio che a me i medici mi piacciono a prescindere, l’ho immaginato, grazie alla penna di Alessia Gazzola, come un tenebroso con la pelle arsa dal sole e le rughe marcate non come un ragazzino dalla faccia pulita e il pizzetto curato dal barbiere. Arthur vive la guerra, per dinci!
Non mi sovviene un nome italiano al quale avrei dato la parte ma, visto che di mezzi stranieri stiamo parlando, butterei li un per Ian Somerhalder che va bene su tutto, come il caciocavallo, e che secondo me avrebbe pure accettato senza troppe pretese prima di finire come Banderas a chiacchierare con le galline o come Willis a supplicare per il Wi-Fi.



Lino Guanciale. Su Lino Guanciale bisognerebbe aprire una parentesi ormonale e chiuderla subito. Non sa recitare. Non è credibile nei panni di un professore universitario (ne tantomeno di un avvocato spietato che se la fa con la Incontrada). Non ha nessuna dote particolare però è perfetto. Nulla da aggiungere: dove lo metti sta e ci sta pure divinamente. Lino continua così. Ti amiamo.
Voglio però avvertire tutte quelle che stanno facendo domanda per medicina dopo averlo visto interpretare un professore che ti accarezza la guancia e ti da del ‘tu’: non succede nella realtà. Nella realtà non ci sono tipi di questo genere se non rarissimi casi tra i colleghi; i professori hanno un’ età compresa tra 70 anni e l’infinito, i capelli bianchi e anche un accenno di tremolio alle mani. La tesi, se tutto va bene, la scriverete da soli (o, meglio, in compagnia della vostra disperazione per aver scelto un percorso tanto difficile e lungo) nella vostra fredda cameretta e la leggerà con schifo e disgusto un vecchietto più simile a Babbo Natale che a Mister Muscolo.




Non vedo l’ora di vedere la prossima puntata.
Per quanto possa sembrare il contrario, io questa serie e, soprattutto, i romanzi di Alessia Gazzola dai quali è tratta li straconsiglio.

Robi






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