venerdì 4 maggio 2012

45 giorni a Vogue #Chapter 33



'Sai che muovi le orecchie mentre dormi?' mi chiede Enrico.
'Muovo le orecchie? Ma cosa dici...' gli rispondo. Il sole è sorto da qualche ora, ormai, ed io sono ancora a letto con l' intenzione di rimanerci il più possibile.
Le braccia nude di Enrico si incrociano sul petto mentre lui mi sussurra sul collo. L' aria calda del suo respiro, regolare e pacifico, mi scivola sulla pelle. Le sue mani giocherellano con un lembo del lenzuolo che ci copre a tratti. Le sue gambe, intrecciate alle mie, fanno capolino dalle coperte.
'L' ho notato stanotte' riprende 'ogni tanto sospiri e muovi le orecchie. Un movimento strano, divertente. Fanno su e poi subito giù come se stessero salutando. Devo farti un video'
'Faccio finta di non aver sentito e ti permetterò di dormire ancora con me se giuri di non fare mai una cosa del genere. Ieri sera eri talmente seccato che non credevo sarebbe più successo. Davide ha fatto una cosa molto bella per noi, per te'
'Non esagerare, sarei tornato comunque' sbeffeggia.
'Non dire sciocchezze: il modo in cui mi hai guardato mi ha tormentato fino a che non ti ho visto alla mia porta. I tuoi occhi venati di sangue e rabbia mi hanno spezzato il cuore' confesso.
'Ero sotto pressione, le ultime settimane sono state un inferno e lo sapresti se ci fossi stata' mi rimprovera.
'Lo so. Ma cerca di capire anche me: è una situazione completamente nuova. Tutta la mia vita è stata rivoluzionata: un uomo, una relazione importante, il lavoro dei miei sogni, gli impegni che si sono triplicati... Sto ancora cercando di capire come far funzionare tutto e non è facile'
'Lo so. Ma sono convinto che tu possa farcela'
'Se davvero ce la farò sarà un miracolo. Ha fallito Anita Sozzani, la grandissima Anita Sozzani, perché dovrei farcela io?'
'Filippa non mettere mia madre su un piedistallo così alto. Lei ha sbagliato: ha fatto le sue scelte sempre seguendo i suoi interessi. Per quanto io sia convinto che lei tenga moltissimo a me e a Davide, Vogue rimarrà sempre la sua creatura migliore. Io so che tu non sei così ed io non sono come mio padre. Tra di loro si è spenta la passione e la voglia di lottare l' uno per l' altra. Il nostro equilibrio è precario ma tu mi dai il coraggio di affrontare le intemperie. Ti chiedo scusa per ieri sera. Mi spiace di averti spaventato: ero accecato dalla rabbia e, ancora di più, dalla paura di rifare gli stessi errori dei miei genitori. Ma tu non sei Anita e io non sono mio padre. Io credo in noi'
'Mi chiederesti mai di lasciare il mio lavoro? Che sia a Vogue o da qualsiasi altra parte?'
'Sai, quando ti hanno contattato dalla testata americana, ho immaginato la scena. Ti confesso che sapevo che mia madre aveva intenzione di offrirti il lavoro di Ferdinanda per il tempo in cui lei sarebbe stata impegnata con la gravidanza e questo mi dava motivo di sperare di poterti tenere a Milano'
'Lo sapevi? Sapevi del lavoro da prima di Natale?' lo interrompo. Mi metto a sedere sul letto, tirandomi il lenzuolo sul seno. Sposto i capelli dietro un orecchio e gli punto gli occhi addosso.
'Non c' era nulla di certo e, comunque, nessuno si aspettava che Ferdinanda si dimettesse. Mia madre era convinta che si sarebbe presa un paio di mesi pausa per poi tornare operativa. Pochi giorni dopo capodanno Ferdinanda ha dato le sue dimissioni e il consiglio si è mosso per rimpiazzarla al più presto. E' inutile che ti dica che per il posto di lavoro che hai avuto tu molte persone sarebbero disposte a passare sul cadavere della propria nonna e le pressioni dall' alto, non so se mi spiego, sarebbero state feroci. Mia madre voleva che il posto di Ferdinanda andasse a qualcuno che, in primo luogo, potesse comandare a bacchetta e, soprattutto, di cui si fidasse ciecamente. Ferdinanda ha spinto molto perché tu avessi la sua eredità e Anita non ha avuto nulla in contrario. Lei ha fiuto per queste cose, è innegabile, ed un cavallo vincente lo sente a chilometri di distanza. Ho avuto l' assoluta certezza che saresti stata assunta solo un paio di giorni prima che lo sapessi tu ma non volevo rovinarti la sorpresa'
'Capisco' dico distratta. Sto metabolizzando le sue parole. Sarebbe cambiato qualcosa se l' avessi saputo prima? Molto probabilmente avrei dieci anni di vita in più ma, tutto sommato, sono contenta che non l' abbia fatto: quello è stato un momento che terrò caro nella cantina dei ricordi per tutta la vita. La delusione di non essere fra due prescelti per il contratto di un anno, le lacrime in bilico ai bordi degli occhi, la sorpresa della proposta e la gioia di essere arrivata esattamente li dove volevo.
'Sei arrabbiata? Volevi che te lo dicessi?' chiede Enrico.
'No. Tutto sommato è stato meglio così. Lo sai che ti amo?'
'Lo so. Ma non dimenticarti mai di ripetermelo'
Non credevo che Davide potesse essere così nobile. Senza di lui, molto probabilmente, Enrico non sarebbe qui, nel mio appartamento invaso dagli scatoloni.
Enrico si è presentato alla mia porta nel momento stesso in cui gli effetti della bottiglia di vino, che Davide ha lasciato che mi scolassi, iniziavano a svanire. Aveva i capelli umidi dalla pioggia: aveva indugiato sul portone un bel po' prima di decidere che noi ne valeva la pena.
Davide si è comportato esattamente come farebbe un fratello maggiore. Credo che quello che ha fatto basti a cancellare anni ed anni di dissapori.
'Dovremmo andare a trovare Davide a Gibilterra. E' stato molto caro con noi. Forse non saremmo nemmeno qui se fosse stato per lui'
'Te lo ripeto, Filippa, non esagerare. Non pensare che una telefonata possa bastare a ricostruire qualcosa che, fondamentalmente, non è mai esistito. Tra di noi è sempre stato come su un' altalena. Ma i momenti di freddo, quelli in cui i piedi stridono a terra alzando polvere, sono stati talmente lunghi che  gli altri sono quasi trascurabili'
'Gesù, come sei drammatico. Ce ne andiamo a Gibilterra, è deciso. Lo ringrazierai per averti chiamato e cercherai di comportarti come una persona civile. Come un fratello'
'Vedremo'.


'Arianna io spero che tu stia scherzando' le dico quando vedo la lista delle cose ancora da fare per il matrimonio.
'Se fosse uno scherzo sarebbe di pessimo gusto. Sono più che sicura che lo sbarco in Normandia ha richiesto meno organizzazione del mio matrimonio. Abbiamo la prova con Armani alle otto di domani sera. Ti prego di farti viva: ne hai già perse due e mia madre non è più governabile' mi dice stanca. Ha la pelle del viso tirata, sottile come il tulle che le accarezzerà i capelli color del rame. I suoi occhi celesti sono pieni di stanchezza: non è la Arianna solare e positiva che conosco.
'Ari, ma sei sicura che sia questo che hai sempre sognato per il tuo matrimonio? Insomma, non credo che servano dieci mila rose bianche della Cambogia per rendere più vero il tuo legame con Luca. E le tovaglie con i vostri nomi ricamati a mano? E l' arredatore d' esterni cinese? Credo che qui si stia un tantino esagerando. Per non parlare di Giorgio Armani in persona che cambia i suoi piani solo perché io non posso essere presente ad una prova! Sembra una follia'
'E lo è, credimi, lo è. Mia madre e la madre di Luca sembrano due invasate; nemmeno l' esorcista dei matrimoni potrebbe salvarle, ormai. Non credevo che sposarsi significasse questo. Se solo ne avessi avuta una pallida idea, col cavolo che mi sarei fatta infilare quest' anello al dito'
'Ma allora fai qualcosa' la incito.
'Cosa vuoi che faccia, Filippa? Pensi che tutto questo delirio sia possibile da fermare? Sono stati mandati seicentodieci inviti scritti a mano da una grafologa tedesca che ha perso l' uso del polso pur di farcela in tempo. Saranno presenti membri di governo di paesi che non ho sentito mai nominare; amici altolocati e aristocratici di mia madre che non ho mai visto in vita mia; la funzione verrà celebrata in tre lingue. Le cose mi sono sfuggite di mano nel momento stesso in cui ho coinvolto mia madre. Dovevo avvertirla a cose fatte; dovevo andare da qualche parte, sposarmi e ritornare quando non era più possibile cambiare le cose'
'Non sei un tantino drastica? Tra il matrimonio del secolo e la fuga romantica ci passa un camion'
'In questo momento centotrentasei chef, tra i più importanti del mondo, stanno studiando il menù del mio matrimonio' afferma con aria affranta.
'Centotrentasei?' chiedo incredula.
'Selezionati personalmente. Cento-trenta-sei' scandisce Arianna. Si porta le mani sul viso e si stropiccia gli occhi.
Mi dispiace così tanto per lei. Conosco Lady Arleene da tanto tempo, ormai, ma non credevo che l' abito bianco potesse farle perdere la testa. No, ok, forse potevo immaginarlo. Per la laurea di Arianna, nonostante non fosse assolutamente d' accordo che sua figlia lavorasse, Elsa Peretti disegnò per lei le bomboniere personalmente e Tiffany dovette ritardare la produzione della sua linea di cinque mesi. Una piuma d' argento stilizzata al cui gambo era legato un nastrino rosso di una preziosissima seta giapponese che emanava un delizioso profumo di fiori di mandorlo.
'E tuo padre che dice?' chiedo. Il padre di Arianna è l' unico che riesce a far ragionare Lady Arleene.
'Sai che odia quando io e mia madre discutiamo. L' altra sera, a cena, sono sbottata davanti a tutti. Luca è stato molto comprensivo ed ha cercato di ovviare la situazione ma so che anche a lui comincia a pesare tutta questa pressione. Ho urlato a mia madre di smetterla di pressarmi; volevo solo non sentir parlare di questa farsa per qualche ora ed invece la parola matrimonio spuntava fuori ogni due minuti. Ho spaccato un piatto e sono andata via. Non mi era mai successo di perdere il controllo in questo modo. Gli esami per superare l' anno sono vicini, il matrimonio è fra meno di un mese e sto facendo dei turni disumani in ospedale per potermi prendere le ferie per il viaggio di nozze. Mio padre è venuto a parlarmi e mi ha detto che in qualunque momento, se solo volessi, posso mandare a monte tutto.'
'Non vuoi più sposarti?' chiedo cauta. Se Arianna decidesse di non sposarsi più a Lady Arleene partirebbe l’ embolo in quarta.
'Certo che voglio sposarmi, non dire sciocchezze, non è Luca o il mio amore per lui il problema. Il problema è il teatrino che si è creato intorno. Avrei preferito qualcosa di più semplice, molto più semplice. Solo che non potrei mai fare una cosa del genere a mia madre. Riesci ad immaginare la sua faccia se quel giorno la chiamo e le dico che sono a Las Vegas e che mi sono sposata nella cappella di Elvis?'
'Le verrebbe un colpo. Le pulserebbero tutte le vene del collo come quella volta che le hai detto che saresti andata due mesi in Namibia per quel progetto umanitario con i bambini malati di aids'
Arianna ride di quel ricordo e per un istante la mia amica è tornata. Quella spensierata, svampita e lunatica Arianna che mi è stata vicina negli ultimi otto anni. Che strano pensare a come eravamo a diciott' anni: spaventate e, allo stesso tempo, eccitate di quello che ci sarebbe successo. Ci siamo supportate a vicenda, affrontando ogni giorno con un sorriso. La mia prima lezione di storia del giornalismo e la sua di anatomia. Le lauree, gli amori, gli amanti. I sogni sussurrati e quei momenti di buio in cui una non voleva parlarne ma l' altra aveva già capito tutto. Io ed Arianna ci siamo trovate, per una fortunata coincidenza, nello stesso posto al momento giusto; quel momento in cui ognuna di noi cercava di far emergere se stessa ma con la paura fottuta di non avere nessuno a cui raccontarlo. Siamo state una famiglia per otto lunghissimi anni. L' amicizia, si dice, che raddoppia le gioie e divide i dolori ed io, in Arianna, avevo trovato un' amica per la vita. Perché noi non ci siamo scelte, è stato il destino a far si che le nostre strade s’ incrociassero in quella boutique di Chanel.
'Tuo padre ha ragione' le dico 'taglia la corda se tutto questo non è quello che vuoi. Che t' importa di cosa dice il delegato congressuale del Lussenburgo!'
'Ma no, stai tranquilla che ci sarò. Indosserò il mio voluminoso, elegante e preziosissimo abito bianco. Camminerò sulle mie scarpe di Manolo Blanick da millequattrocento euro con grazia e percorrerò quella lunghissima natava guardando solo te, che sei stata al mio fianco fino ad ora, e Luca che, si spera, ci sarà da quel giorno in poi'
'Ehi, io non cedo il mio posto a nessuno!' scherzo.
Arianna mi abbraccia. La guardo uscire dalla mia stanza: ha ancora delle cose da inscatolare prima del trasloco. Sento qualche gocciolina salata scendermi giù dagli occhi, le raccolgo e con quelle i pensieri e i ricordi.
'Ho prenotato i voli per Gibilterra' annunciò sfilandomi gli occhiali da lettura. Si, quando leggo, devo indossare un paio di enormi occhiali. Mia nonna Eleonora mi diceva sempre che mi davano un’ aria intelligente ma io li ho sempre odiati. Ma, purtroppo, o questi o il mal di testa martellante.
'Filippa, ti avevo detto che volevo pensarci. E poi non penso che possiamo spuntare a casa di mio fratello senza avvertire nessuno' mi riprende Enrico.
Molto probabilmente ha ragione ma non glielo dico e continuo imperterrita. 'Sciocchezze, piuttosto dobbiamo cercare un albergo vicino casa sua; dovresti chiedere a tua madre il suo indirizzo'
'Mi farà sicuramente delle domande'
'Dii che vuoi mandare una pianta a Davide o che ti serve un consiglio di economia o di qualsiasi cosa lui si occupi'
'Sai che non ho mai capito cosa faccia Davide?' mi risponde pensieroso Enrico.
'Fino a che non scopriamo che è a capo di un import-export di droghe pesanti o il proprietario di qualche covo di prostitute possiamo stare tranquilli' scherzo. Anche se, effettivamente... Ma no, con quel faccino e quei suoi completi di sartoria, non ce lo vedo proprio.
Enrico ride delle mie ipotesi. Mi viene vicino e mi bacia sul collo. Gli poggio una mano sulla nuca e insieme fissiamo lo schermo del suo computer. I biglietti per Gibilterra sono stati molto costosi ma ho finalmente avuto il mio primo stipendio da redattore capo della sezione moda e questo mi sembra il miglior modo di festeggiare. Oh cielo, quanto siete pignoli! E' vero che sono bastati a malapena a coprire le spese fatte finora ma, almeno, non più il conto in rosso. Ok, è sempre in rosso, ma non in profondo rosso!
'Stasera telefonerò a mia madre e cercherò di farmi dare quante più informazioni su Davide sperando che non faccia troppe domande' si rassegna Enrico. In fondo credo che, tra la curiosità di capirne di più sulla vita del fratello e la voglia di ricucire uno strappo rimasto aperto per troppo tempo, sia contento anche lui di fare questo viaggio. E poi, avremo finalmente quattro giorni solamente per noi. Il numero di marzo è in chiusura e, nonostante non abbia avuto nessun aiuto da Lara Ferrandi, i servizi sono stati approvati in tempo. Quella ragazza è utile come una calcolatrice quando devi tradurre una versione di greco classico.
'Allora si parte!' dico eccitata come una bambina.
'Mi sa che te ne faccio passare troppe' dice fintamente seccato Enrico.
Ci sono troppi desideri e poche stelle cadenti ma io, evidentemente, ho beccato quella giusta. Ho trovato la pace nel suo mondo e lui ha fatto lo stesso e, solo quando riesci a trovare la tua pace nel mondo di qualcun altro, puoi affermare di aver trovato l' amore. Se non è questo il paradiso non so davvero cos' altro possa essere.
'L' indirizzo è questo' afferma Enrico. Il sole è bollente e su di noi troneggia un cielo di un azzurro accecante. Sembriamo lontani anni luce dal grigiore di Milano e invece siamo solo a poche ore di volo.
Enrico spegne in navigatore satellitare della macchina che abbiamo noleggiato all' aeroporto e gira la chiave, la macchina si arresta. Lasciamo l' abitacolo rinfrescato della vettura e ci avviciniamo all' imponente portone di acciaio grigio fumo contornato da un altissimo muro di cinta di pietra.
'Sembra una fortezza e siamo nel bel mezzo del nulla' osservo.
'Inizi a credere alla teoria della droga?' scherza Enrico.
'Sei proprio sicuro di aver inserito l' indirizzo giusto?' chiedo scettica.
'Sicurissimo. Ho chiesto l' indirizzo ad Anita e mio padre me l' ha confermato. Lui è stato qui con Ina e i miei fratelli una volta'
'E non ti aveva detto che Davide viveva in una fortezza?'
'No, mi ha detto solo che il posto è molto tranquillo'
'Ci credo: non c'è nulla nel raggio di chilometri'
'Goditi il silenzio, Filippa' mi ammonisce Enrico.
'Sai che sono un animale da città. Ho bisogno di smog, negozi, persone che corrono, cellulari che squillano...' 
Enrico si avvicina al citofono di fianco al portone, posizionato in una nicchia scavata sulla roccia.
'Who is?' chiede una voce roca. Non riesco a distinguere se è un uomo o una donna.
'Enrico Carrisi, i' m Davide' s brother' si presenta Enrico.
'Mister Carrisi doesn' t expect anyone' dice brusca la voce dall' interno della casa.
'Please, call him. I' m his brother'
'Wait a minute'
'Ti avevo detto che era meglio avvertire' mi ammonisce Enrico.
Lo guardo pensierosa. Possibile che il personale, chiunque fosse la persona dietro il citofono, non apri il portone al fratello del proprietario della casa? Perché tutta questa riservatezza?
'Enrico, sei tu?'. Chiara e forte, la voce di Davide, esce dall' altoparlante.
'Si, Davide, sono io. Sono qui con Filippa. Abbiamo deciso di farti... una sorpresa' balbetta Enrico.
'Vi vedo. Entrate, prendete la macchina e seguite il viale fino all' edificio principale dentro la proprietà'
Guardo Enrico sotto shock. 'Seguiamo il sentiero fino all' edificio principale?' chiedo una volta entrati in macchina. Ma che diavolo...
Enrico alza le spalle e mette in moto.
Il cancello automatico si muove lento. Prima un' anta, poi l' altra. Davanti a noi si apre una lingua asfaltata, costeggiata da alti alberi sapientemente piantati ad ugual distanza l' uno dall' altro. Intorno a noi una distesa di prato verdissimo e curato. Nemmeno un ciuffetto d' erba è fuori posto; come fosse stato appena messo in piega da un parrucchiere. Il sole biondeggia le cime degli alberi che ci coprono dai raggi.
Seguiamo la strada fino a che ci troviamo davanti una lussureggiante costruzione in vetro, acciaio e pietra calcarea. Linee decise ma morbide svettano lasciando spazi trasparenti in cui il sole batte sul vetro che sembra scintillare. Ad una prima occhiata dovrebbero essere quattro piani. I diversi piani sono divisi da linee che si incrociano, come se i pavimenti all' interno fossero dissestati. Giochi di luce tra i diversi materiali creano delle zone d’ ombra tra il bianco della pietra e il grigio dei vetri oscurati. Nonostante l' apparente confusione, la casa sembra il punto d' ordine perfetto in mezzo alla distesa di verde che ha intorno; come se fosse stato Dio in persona a metterla li mentre creava quel posto. I tetti spioventi sono coperti da pannelli solari. Alcune delle portefinestre all' ultimo piano sono aperte e si intravedono lembi di tessuto bianco che svolazzano spinti dal vento.
Il portone a pianterreno si apre e Davide esce e ci viene incontro. Indossa un paio di pantaloni leggeri di lino e una camicia bianca, abbottonata a metà, che gli lascia scoperto il petto. Ha i capelli arruffati, tenuti indietro da un paio di grossi occhiali da vita. E' scalzo.
'Passavate da queste parti?' chiede.
'Esattamente' rispondo 'eravamo in zona ed abbiamo deciso di farti una sorpresa'
'Detesto le sorprese ma avete fatto bene. Entrate' ci dice invitandoci a seguirlo.
Una distesa di marmo bianco ricopre ogni superficie calpestabile. L' atrio è enorme e si snoda in due saloni, ai lati della porta d' ingresso, e si apre su un patio dal quale si intravede l’ acqua di una piscina.
Ci invita a seguirlo al piano di sopra, lungo le scale di marmo che si attorcigliano fino al primo piano. Apre una delle porte che si susseguono in fila e ci fa entrare. Le finestre della grande sala, in cui ci prega di accomodarci, sono tutte aperte. L’ aria del primo pomeriggio è torrida: siamo ad un passo dal Marocco e il caldo africano è asfissiante nonostante sia febbraio.
‘Allora, cosa vi porta da queste parti?’ chiede Davide. Si siede su uno dei divani immacolati davanti a noi ed incrocia sensualmente le gambe toniche. I muscoli delle braccia tirano il tessuto poco elastico della camicia che gli si disegna addosso. Un rivolo di sudore mi corre lungo la schiena.
‘Filippa voleva farti una sorpresa’ annuncia Enrico. Si guarda intorno come se non riuscisse a capacitarsi del posto in cui si trova.
Il bianco è il colore prevalente anche in questa sala. I muri sono candidi come la panna. Alle pareti sono appesi dei dipinti di arte contemporanea. Linee e forme geometriche che apparentemente non hanno nessun senso, dai colori brillanti, neon e fluo rompono il silenzio del bianco.
Sui divani, quattro, posizionati in circolo, sono poggiate delle stole dalle tinte forti. Rosso e arancio in contrasto con il pallore della stoffa.
‘Questa casa è incredibile’ affermo.
‘Già. Ma cosa diavolo te ne fai di tutto questo spazio?’ chiede Enrico.
‘E’ il mio angolo di paradiso. C’è voluto parecchio lavoro per renderla esattamente come la volevo ma ne è valsa la pena. Ma, parliamo di cose serie, vi faccio preparare una stanza all’ ultimo piano. Per quanto tempo avete intenzione di rimanere a Gibilterra?’ chiede serafico Davide. Senza mezzi termini ci invita a rimanere da lui. Non sono certa che sia la scelta migliore per noi, sopratutto dopo il piccolo incidente di New York.
Enrico mi guarda. Sembra innervosito dalla sua richiesta. Si gira verso il fratello e sorride forzatamente.
‘Un paio di giorni. Non di più’ risponde.
‘Siete i benvenuti’
Davide si alza ed esce dalla stanza lasciandoci li, senza parole.
'Quindi rimaniamo qui?' chiedo sottovoce ad Enrico.
'A quanto pare. E, ricorda, qualunque cosa succeda, sei tu che sei voluta venire qui'
E' una minaccia? Un avvertimento? 


Continua...

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9 commenti:

  1. Ma Filippa...

    ...

    Mi lascia senza parole.

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  2. Robs tu sei brava, ma io Filippa proprio nn la sopporto!

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  3. pericolosissimo!!!!! comunque se Davide si sente solo ci vado io in quella reggia!!! :D

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  4. Mi unisco al coro, comincio a non sopportare Filippa :)

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  5. Anche con te inizio a diventare ripetitiva ma ho un altro premio per te!! ^^

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  6. non so bene cosa dire...
    vabbè vedremo cosa succede nel prossimo capitolo!


    ps. il capitolo in cui era davide a parlare l'ho saltato perché proprio non lo sopporto.

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  7. La verità è che ci vorrebbe un Davide nella vita di tutte noi! :D
    Filippa è nel mezzo e nel prossimo capitolo capirete di cosa. Però, e questo ve lo dico senza mezzi termini, è fedele, dannazione a lei. Ahhh cose le farei fare se solo seguisse l' istinto, dannata ragazza.
    Un bacio a tutte, Robi.

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