‘Domani mi sposo’ realizza Arianna.
‘Domani ti sposi’ ripeto.
‘Mi sposo davvero. Nel senso che ci sarà un prete, uno sposo vestito bene e mia
madre. Oh, mia madre… Non voglio nemmeno pensare a mia madre. E indosserò
questo vestito. E’ un vestito bellissimo, vero?’ mi chiede Arianna accarezzando
la preziosa stoffa del suo abito da sposa. Una cascata di seta shantung a
doppio filo, di un candido avorio, sulla quale sono state applicate a mano
delle piccole foglie di chiffon che ondeggiano placide. La schiena,
completamente nuda, è attraversata da due sottilissime bretelle in raso del
colore del miglior spumante italiano, che riprende il tono del fiocco che cinge
la vita dell’ abito. Lo strascico si dipana ampio per metri. Si possono sentire
il ticchettio delle macchine da cucire e i commenti delle quaranta sarte che hanno
lavorato a questo pezzo d’ arte. Le dita che infilavano minuziosamente gli
aghi, punte in milioni di parti, hanno dato vita al pezzo di carta disegnato da
Armani. Migliaia di fili hanno incastrato perle e cristalli alla stoffa
pregiata per far si che diventasse realtà.
‘E’ stupendo’ concordo fissando quel pezzo di stoffa finemente rivisitato.
‘Andiamo a dormire, domani è un grande giorno’ conviene Arianna.
La seguo attraverso il corridoio che porta alle camere da letto. Frequento la
casa dei suoi genitori, a Lugano, da molti anni ormai, ma mi continuo a
perdere.
Opere d’ arte d’ inestimabile valore, tendaggi pregiati, carte da parati
personalizzate e il tocco dei migliori arredatori al mondo fanno di questo
posto una reggia. L’ ambientazione fusion e moderna si sposa, quasi non fosse
nata per altri scopi, con dei pezzi che ci sono stati regalati direttamente dai
migliori maestri del passato. Monet, Dalì, Abbasi… Perfino un rarissimo dipinto
di Charles Alston che Lady Arleene è riuscita a comprare durante uno dei suoi
viaggi in Africa. I rossi e i gialli di questo quadro mi hanno sempre
affascinata: si mischiano per dar vita ad una scena di vita comune, quella di
un uomo intento a farsi radere dal barbiere, ma quello che ne esce è surreale.
Il gusto impeccabile per i dettagli di Lady Arleene e, ovviamente, la sua
immensa disponibilità economica, hanno reso questo posto il sogno di qualsiasi
rivista d’ arredamento.
Per questa notte, l’ ultima da nubile di Arianna, sua madre ci ha aperto l’ ala
est della sua casa. Tappeti dall’ ordito raffinatissimo, dai colori tenui e
pastello, sono disseminati in ogni dove. Le pareti, di un meraviglioso e rilassante
giallo di Napoli chiarissimo, si chiudono in volte altissime.
‘Buonanotte Arianna’ le dico prima di aprire la porta della mia stanza.
‘Buonanotte Filippa. Grazie di essere rimasta con me’
‘Non me lo sarei persa per nulla al mondo’ le rispondo sincera.
Mi appoggio sul morbido cotone egiziano che ricopre l’ enorme letto e crollo in
un sonno profondo. Arianna si sposa, chi
l’ avrebbe mai detto!
E’ il grande giorno. Sono appena le undici del mattino e l’
intera residenza è in fermento. La chiesa scelta per celebrare il rito sacro è
a pochi minuti di macchina da qui e l’ inizio della cerimonia è fissato per le
diciassette. Lady Arleene si assicura che tutto vada come previsto. Vaga per la
casa coperta da una lunga tunica di seta rosa carne. Tra i capelli, dello
stesso splendido rame della figlia, vi sono incastrati una quantità di bigodini
impressionante. Dietro di lei, fedeli come cani da caccia, la wedding planner,
la sua assistente, e due cameriere.
‘Buongiorno Filippa, ben svegliata. La colazione è già servita nel patio, in
giardino. Mettiti in forze, ragazza mia, sarà una lunga giornata’ mi saluta la
mamma di Arianna.
Vorrei chiederle come fare ad arrivare al patio ma è già lontana anni luce.
Impartisce ordini come se fosse Giuseppe Garibaldi in missione per riunire l’
Italia. E, sono quasi certa, che lei ci sarebbe riuscita in minor tempo e senza
nessuno sforzo.
Ripercorro il lungo corridoio che porta dall’ ala est al blocco principale
della villa. Quando arrivo all’ ingresso secondario finalmente scorgo il
giardino. Mi incammino verso il patio.
E’ fine marzo ma l’ aria è insolitamente calda: il cielo ha deciso di non
scatenare l’ ira di Lady Arleene con una pioggia inaspettata.
Arianna è seduta, con le gambe al petto, su una delle sedie in ferro battuto,
attorno al tavolo. Il padre le tiene amorevole una mano sulla schiena.
‘Buongiorno’ saluto.
‘Buongiorno a te, cara Filippa, dormito bene?’ mi chiede l’ uomo.
‘Benissimo, grazie’
‘Ci mancherà avervi qui, insieme. Ricordo ancora la prima volta che sei venuta
a trovarci, cara. Hai fatto così tanti complimenti per la casa a mia moglie da
ingraziartela a vita’ ricorda il padre della sposa. I capelli grigi e folti
incorniciano il viso dell’ uomo che ci guarda emozionato.
Arianna mi sorride e ci lasciamo coccolare, per un istante, da quel momento
spensierato. E’ abbastanza giustificabile rimanere a bocca aperta vedendo una
casa del genere.
‘Tutto ok?’ domando alla mia amica. Ha l’ aria un po’ persa di chi è con la
testa lontana dal corpo.
Accenna un si con la testa e poi sospira. Posa lo sguardo sulla schiera di
persone nel giardino di fronte. L’ erba, verdissima, è stata posizionata in
lunghi tappeti durante la notte. Piccoli sentieri sono stati costruiti sul
manto verde, con piccole mattonelle di granito bianco, per far si che tutte gli
invitati possano muoversi facilmente sull’ erba.
Un enorme gazebo è stato allestito al centro della tenuta. Tutt’ intorno la
pace di migliaia di alberi secolari.
Sembra lo scenario perfetto in cui ambientare una favola. Gli steccati che
delimitano il gazebo sono stati ricoperti sa minuscoli nastrini bianchi, lunghi
chilometri, intrecciati al legno. Le tende pallide riluccicano al sole tiepido
di marzo. I caloriferi verranno accesi quattro ore prima della cena per
permettere alle signore di sfoggiare i loro abiti di alta sartoria senza
doverli coprire con delle stole per il freddo.
Una gentile cameriera, che indossa una divisa un po’ troppo aderente per la sua
mole, mi versa una generosa sorsata di caffè nella tazzina. Si sposa verso
Arianna e fa lo stesso con lei.
‘Ari, credo che per oggi dovresti evitare eccitanti’ scherzo.
Arianna scoppia in una risata rauca. ‘Non sono ancora a quei livelli. Sto bene’
spiega. Gli occhi celesti, finalmente, le sorridono.
‘Ti va di fare un giro per il giardino prima di prepararci?’ mi chiede Arianna.
Acconsento e la seguo. Guardo per un istante tutte le leccornie sul tavolo:
croissant, preparati dal cuoco francese, trasudanti burro e calorie; dolcetti
alla crema bianca; panini dolci e rotolini alla cannella. Poi ripenso al mio
meraviglioso vestito per la cerimonia e giro lo sguardo.
‘E’ tutto meraviglioso’ commento. Ci addentriamo, oltre il gazebo, lungo il
corridoio alberato che porta alla piscina. Piccole lanterne di bambù ne
percorrono il perimetro e verranno accese al calare della sera. I fiori bianchi
–rose, peonie e orchidee- sono già stati predisposti in ogni angolo.
‘Lo è?’ chiede.
‘Arianna, non c’è più tempo per i dubbi’
‘Te l’ ho detto mille volte, non ho dubbi. Ma c’è una cosa che devo dirti’
confessa imbarazzata.
‘Sai che puoi dirmi tutto’
‘Molto probabilmente ti offenderai perché non te l’ ho detto prima’ dice, con
aria colpevole, la mia migliore amica.
‘Spara. Giuro che non ti deturperò il viso con un cazzotto. Non oggi almeno. E
sappi che ti concedo questo beneficio solo perché so che, se tornassi con un
occhio nero, tua madre verrebbe a farmene due per vendetta’ scherzo per
stemperare la tensione. Che diavolo avrà da dirmi?
‘Io e Luca siamo già sposati’ dice coprendosi il volto con le mani.
Rimango in silenzio per qualche secondo cercando di capire che vuole dire.
‘Non ho capito’ ammetto. Che vuol dire che sono già sposati? Che si comportano
come se lo fossero? Che il loro amore è più forte di un pezzo di carta
vincolante?
‘Ricordi, un paio di settimane fa, quando ti ho parlato dei dubbi riguardo
questa cerimonia in pompa magna?’ chiede.
Faccio un segno d’ assenso con la testa e lei prosegue.
‘Mi hai detto che, se volevo, potevo ancora avere il matrimonio privato che
desideravo’ continua Arianna. Ed io continuo a non capire dove voglia andare a
parare. Rimango in silenzio ed ascolto il resto della storia.
‘Ho parlato a Luca di questa cosa e abbiamo trovato una soluzione. Diciamo
così’
‘Perché ho quasi paura a chiederti quale sia la soluzione che avete trovato?’
le chiedo sospirando.
‘Quella sera avevamo una cena organizzata dal mio reparto in onore di una
donazione dei miei per delle nuove apparecchiature fuori Milano. Al rientro
abbiamo deciso di non prendere l’ autostrada. Volevamo un po’ di tempo per noi
prima di rituffarci in tutta questa follia del matrimonio. Io indossavo quel
bellissimo abito bianco di Prada con le maniche lunghe, hai presente quale?’
Le dico di si, ma sto mentendo. Non so a quale vestito, della sua immensa
collezione, si stia riferendo ma non credo sia importante ai fini del discorso.
‘Luca era elegantissimo nel suo smoking di sartoria. Aveva i capelli rasati di
fresco e la pelle liscia. La luna era piena ed alta. Qualsiasi cosa toccasse
brillava’ prosegue Arianna.
‘Ari, per carità, non ti perdere. Arriva al dunque’
‘L’ atmosfera è importante, credimi. Riprendiamo, vuoi?’
‘Ok. Raccontami della luna’ la assecondo.
‘Lo champagne era sceso a fiumi ed eravamo un po’ brilli. Durante la strada,
persa in una stradina di campagna, non saprei dirti nemmeno dove di preciso,
incontrammo una piccola abbazia. Aveva i rosoni illuminati e stavolta non era
la luna. Non saprei dirti di preciso come ma Luca propose di vedere se ci fosse
un prete che ci potesse sposare subito. Le sue parole esatte furono ‘Stanotte
voglio fare l’ amore con mia moglie’. E così è stato’ conclude Arianna.
Tiro un sospiro di sollievo; era in pena per una sciocchezza simile? ‘E’ questo
che ti preoccupa?’
‘Un prete ci ha già sposati’ continua.
‘E allora? Che valenza vuoi che abbia? Magari non era nemmeno un prete. Eravate
brilli, stressati e sotto pressione per via dei preparativi’ la rassicuro.
‘Abbiamo firmato un certificato. E, credimi, quello era un prete’
‘Posso chiedere a mia madre se quello che avete fatto ha una qualche valenza
legale ma ne dubito. Ma come diavolo vi viene in mente di fare certe cose?’
‘Lo faresti?’ chiede sviando le mie prese in giro.
‘Si. Chiamo mia madre immediatamente. Vedrai che ti dirà le stesse cose che ti
ho detto io’
Arianna sospira. Sorride e si perde nei ricordi. ‘E’ stata una cerimonia
deliziosa’ conferma.
‘Mi spiace essermela persa’ le confesso scorgendo un’ emozione unica nei suoi
occhi celesti come il cielo.
‘Ho avuto il matrimonio che volevo. Esattamente come l’ avevo immaginato. Oggi
sarà solo una lunga maratona sui tacchi a spillo’
L’ abbraccio. Non ci posso ancora credere che si sposa. Beh, si risposa.
‘Oh mio Dio’ esclamo. Arianna è un incanto. Un velo
delicatissimo di tulle, leggero come piume, le scende sul volto. I bordi sono
ornati da un sottilissimo filo di seta chiarissima che riprende il fiocco che
le pende in vita. I capelli sono stati raccolti in ciocche ed appuntati in
maniera apparentemente disordinata. Sul rosso della sua pettinatura brillano
candide perle di fiume. Il vestito le ricade perfettamente lungo i fianchi
formando un’ onda precisa che si allarga sul pavimento. La profonda scollatura
a V le da quell’ aspetto sexy che ogni sposa dovrebbe avere il giorno del suo
matrimonio. La schiena, nuda e bianca, ornata da piccole lentiggini sparse come
stelle in una notte serena, è attraversata solo dalle due minuscole bretelle e
coperta dal velo che scende per metri e metri.
L’ anello di fidanzamento è saldo alla mano destra per la cerimonia. Al polso
Arianna indossa un vecchio cimelio di famiglia: un complicato intreccio d’ oro
bianco, brillanti e zaffiri così da rispettare la tradizione che vuole che la
sposi indossi qualcosa di blu e di vecchio. Alle orecchie dei semplici solitari
di brillanti regalati alla sposa dalla suocera che rappresentano qualcosa di
nuovo. Io ho contribuito alla tradizione, prestandole qualcosa, con un piccolo
pettinino per capelli, risalente alla fine della guerra, che mia nonna Eleonora
mi regalò per il mio sedicesimo compleanno.
‘Arianna sei la sposa più bella che abbia mai visto’ le dico. Una lacrima fa
capolino sul contorno occhi ma la fermo prima che possa rovinarmi il trucco. Se
dirigessi Vogue Sposa le avrei dedicato le copertine di un intero anno.
‘Nemmeno tu sei niente male’ commenta lei raggiante.
Un lungo strascico di seta grigio perla mi accarezza le gambe. Il corpetto,
arricciato a dovere, si chiude su una spalla, in una rosa stilizzata. La seta
ondeggia e asseconda il movimento delle gambe in un andirivieni sinuoso,
sensuale. Il colore della notte che abbandona il cielo l’ ha scelto Arianna. Ai
piedi indosso un paio di sandali Jimmy Choo d’ argento.
I lunghi capelli castani ricadono, in boccoli spettinati, sulle mie spalle
nude. Non indosso gioielli: questo vestito è talmente bello nella sua
semplicità che meritava d’ essere l’ unico protagonista.
‘Arianna, sei un incanto’ Giorgio Armani irrompe nella stanza e si fa largo fra
le damigelle e le amiche della sposa.
‘Maestro, è questo vestito che è meraviglioso’ gli risponde emozionata Arianna.
Non posso che acconsentire. ‘E guardi Filippa, e le damigelle’ dice indicando
prima me e poi una serie di bambinette provenienti dai rami più disparati dell’
albero genealogico di Lady Arleene. Armani ha disegnato per loro un vaporoso
vestitino grigio chiaro che riprende il motivo a foglie dell’ abito della
sposa.
‘Niente di meno per te’ commenta orgoglioso lui. La bacia in fronte e ci da
appuntamento in chiesa.
Il plotone inizia a lasciare il salone mentre il fotografo immortala ancora una
volta Arianna.
Lady Arleene dirige il traffico come un vecchio vigile urbano. Il suo abito,
blu come il cielo d’ estate, emette un fruscio magico ad ogni passo. Una
cascata di perline e piccoli confetti luccicanti le stringe il corpo magro. Ha
i capelli legati in uno stretto chignon e due grossi zaffiri che le dondolano
ai lobi. Da perfetta donna inglese, algida ed austera, non ha versato una
lacrima quando ha visto Arianna in abito da sposa ma il luccichio che ha negli
occhi confessa tutta l’ emozione.
Seguo magistralmente gli ordini della wedding planner ed entro in macchina.
Sono passate le cinque da quasi quaranta minuti: la sposa è sufficientemente in
ritardo.
Enrico mi ha mandato un sms dicendomi di essere già in chiesa. L’ intero paese
è stato bloccato.
Sembra la premiere di un Blockbuster annunciato.
Arrivo in chiesa e rimango di sasso. Una cascata di rose bianche ricopre ogni
banco della lunga navata; il contrasto con il legno scuro regala un effetto
ottico affascinante. Il profumo che si respira nell’ aria è paradisiaco. L’
altare è un trionfo di chiffon e rose in un intreccio candido.
‘Filippa, tesoro, siamo qui’ mi annuncia mia mamma, sventolando un cartoncino.
Sobria e raffinata, indossa un abito di Versace viola scuro. Il collier di
brillanti di nonna Eleonora le pende al collo. La pelle bianca fa da contrasto.
Accanto a mio padre, sembrano due star di Hollywood.
‘Mamma sei splendida’ le dico. ‘Claudia?’ chiedo.
‘Tua sorella ci raggiunge dopo alla villa, aveva un impegno che non poteva
assolutamente rimandare’ mi spiega. Cosa avrà avuto di così importante da fare
per perdersi il matrimonio del secolo?
Finalmente lo vedo. I capelli castani pettinati all’ indietro. Nemmeno un filo
di barba sulle sue mascelle decise. Il cravattino nero ancorato al collo; la
camicia inamidata. Lo smoking commissionato alla migliore sartoria di Milano e
disegnato per il figlio del direttore di Vogue Italia da Miuccia Prada. La mano
sinistra in tasca mentre la destra ondeggia lungo le gambe.
Anche lui mi ha visto. E mi ha sorriso. E in quel momento tutto è diventato
silenzioso. La folla di gente impazienti di vedere il vestito della sposa e i
suoi capelli e i gioielli e le scarpe è magicamente scomparsa. Gli sorrido. E
lo amo. Dio quanto, così tanto che lo stomaco non regge e il cuore galoppa.
‘Sei splendida, non ci sono parole’ mi sussurra Enrico sul collo. Le sue parole
mi scivolano addosso, leggere, delicate, dolci.
‘E’ merito del vestito. Nemmeno tu sei niente male, comunque’ scherzo.
Ci avviciniamo all’ ingresso della chiesa allestita a festa. La wedding planner
ha sguinzagliato tutte le sue assistenti: tutti devo essere ai loro posti in
pochi minuti; la sposa è qui.
Luca è incantevole nel suo smoking grigio scuro. I capelli corvini sono
pettinati da un lato. Giocherella con uno dei gemelli agganciato alla manica
della camicia in attesa di… beh, di sua moglie.
Mia madre ha rassicurato Arianna che la loro bizzarra unione non ha alcun
valore legale fino a che non viene registrata al comune e che, tutto sommato, a
Dio non dispiacerà guardare due persone che si amano giurarselo per una seconda
volta.
‘Si, lo voglio’ conferma Arianna. La folla concede un
leggero applauso.
E così la mia migliore amica è una donna sposata.
La cerimonia è stata toccante. Persino Lady Arleene alla fine ha ceduto e le
lacrime hanno avuto la meglio sulla sua indole inglese.
Riesco a dare un bacio veloce agli sposi prima di vederli scomparire tra la
folla di persone che vuole congratularsi con loro. Seguo Enrico fino alla sua
macchina.
‘Non posso crederci che sia finita’ confesso.
‘Che cosa?’ chiede lui. Digita frettolosamente qualcosa sul navigatore e poi
mette in moto la jeep.
‘Me e Arianna. Adesso sono Arianna e Luca’
‘Che sciocchezze; non è mica partita per la guerra’ sghignazza Enrico.
E’ strano da ammettere ma mi ero abituata a Filippa e Arianna. E la mia
migliore amica mi manca già.
Continua...
Continua...
45 giorni a Vogue by Robi Landia is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia License.
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Mi è tornata in mente una canzone di Silvestri
RispondiEliminaahhh quanto mi piacciono i matrimoni *_*
RispondiEliminaoooooh che bello *_*
RispondiEliminaOgni volta che devo andare ad un matrimonio mi stanco al solo pensiero.
RispondiEliminaPerò mi sarebbe piaciuto partecipare a questo è...:)
mi sono commossa!
RispondiEliminasarà che la voglia di sposare il mio amore è tanta ma leggere di questo matrimonio mi ha fatto scendere le lacrime!!